Delitto a Oltrona, accusato Luca De Bonis: una vita al limite e l’ombra della droga

Appiano Gentile L’uomo accusato del delitto era finito più volte nei guai. Frequentava i boschi dello spaccio, alle spalle aveva anche alcuni arresti

È già noto alle forze dell’ordine Luca De Bonis – 33 anni, di Appiano Gentile - da lunedì sera in carcere con l’accusa di aver accoltellato a morte, con un fendente vicino al cuore, l’amico Manuel Millefanti.

I carabinieri lo hanno intercettato nella tarda mattinata di lunedì mentre era a piedi lungo la provinciale Lomazzo Bizzarone, dove spesso capitava di incrociarlo nelle peregrinazioni tra quello che aveva eletto come suo punto d’appoggio, un alloggio in una casa a corte a Beregazzo con Figliaro, e postazioni di fortuna vicine ad aree boschive note per essere luogo di ritrovo di sbandati e di spaccio.

Problemi con la giustizia

Alle spalle alcuni guai con la giustizia e una vita sregolata, tra consumo di alcol e stupefacenti, spaccio e furti. Neppure la paternità (ha un figlio) lo avrebbe spinto a dare una svolta a una esistenza a dir poco disordinata, che gli aveva già aperto le porte del carcere, ma stavolta in cella c’è finito con una accusa molto pesante.

Problemi con la giustizia di lungo corso, nonostante la relativa giovane età. Agli atti un precedente per spaccio, diversi per furto e danneggiamento e per resistenza a pubblico ufficiale.

Nel dicembre del 2013 – allora 23enne – fu arrestato nell’ambito di un’indagine condotta dalla Guardia di finanza della Compagnia di Olgiate Comasco su un importante giro di marijuana importata dall’Albania e destinata al mercato dell’Olgiatese, della Bassa comasca e del primo hinterland milanese. Droga destinata ai ragazzi dell’Olgiatese, che portò all’arresto di diciotto persone, fra cui De Bonis per possesso di droga ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Ai primi di settembre del 2021 era stato arrestato due volte nel giro di pochi giorni. Il lunedì sera era stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale al termine di un inseguimento dei carabinieri che era iniziato a Beregazzo – dove non si era fermato all’alt ed era fuggito - e proseguito fino a Tradate. Aveva patteggiato sei mesi finendo ai domiciliari. Ma il giovedì sera di quella settimana i militari lo trovarono in una zona boschiva, arrestandolo per evasione. Durante l’udienza era emerso che era finito per strada dopo il rifiuto della madre di tenerlo in casa: si era trovato su un marciapiede e aveva iniziato a girovagare, fino ad addormentarsi in un bosco. Il giudice lo prosciolse dall’accusa di evasione, ma aggravò la precedente misura, passata così dai domiciliari al carcere.

Ad Appiano e dintorni è noto per le sue frequentazioni dei boschi della droga, dove qualcuno sosteneva facesse da “staffetta” in presenza di controlli delle forze dell’ordine. Una vita di espedienti, insomma.

Le notti nei bivacchi

La polizia locale nel periodo primaverile-estivo, nel verificare segnalazioni di persone che dormivano in tende nell’area boschiva dietro al Gran Mercato, trovò e identificò De Bonis. In quell’occasione riferì di aver dormito lì qualche notte, ospite nella tenda di uno dei soggetti che girano in quella zona. Fu anche scoperto dormire nella palestra comunale.

Attualmente viveva in una casa a corte, in via San Pietro a Beregazzo con Figliaro, in un contesto in cui ci sono appartamenti abitati in modo regolare da famiglie e altri non occupati, dove si è insediato quasi certamente senza averne titolo. In quel pied-à-terre, oltre a un divano, arredi e oggetti recuperati chissà dove, i militari hanno anche rinvenuto il coltello con cui ha colpito a morte Manuel Millefanti, cui lo legava un’amicizia non occasionale, di lunga data. Coltello che portava abitualmente nello zaino.

«Non ho che una conoscenza superficiale di De Bonis, so che qualche volta ha dormito anche nella palestra comunale, dove era entrato forzando la porta – dichiara il sindaco Fabrizio Rusconi - Due famiglie distrutte da questa tragica vicenda, partecipiamo al loro dolore».

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