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Mercoledì 15 Maggio 2024
Pesantezza e gonfiore. È la cattiva digestione
Il disturbo Si stima che ne soffrano circa il 30 - 40% degli italiani. È importante modificare la dieta e seguire un’alimentazione bilanciata
La cattiva digestione è un problema molto diffuso tra la popolazione. Si stima, infatti, che circa il 30-40% degli italiani soffra di disturbi digestivi. Pesantezza e gonfiore dopo aver mangiato sono tra i sintomi più comuni.
La dispepsia, questo il termine scientifico per definire la cattiva digestione, comporta un affaticamento dello stomaco che impiega più tempo a digerire e, di conseguenza, a svuotarsi. Esistono una serie di concause che si associano alla problematica e tra queste una dieta poco equilibrata, l’abuso di alcolici, una cattiva masticazione, l’abitudine a mangiare velocemente, una scarsa qualità dei cibi consumati, gli sbalzi d’umore, lo stress e il consumo di consumo di farmaci e droghe. «In alcuni casi, la causa sottostante può essere più severa – spiega Ludovico Alfarone, gastroenterologo presso l’Irccs Istituto Clinico Humanitas Rozzano - la cattiva digestione, infatti, può essere provocata anche da reflusso gastroesofageo e gastrite, fino ad arrivare a ulcera gastrica o duodenale, disturbi dell’apparato bilio-pancreatico e neoplasie del tratto digestivo superiore».
Tra i sintomi caratteristici della dispepsia ci sono una sensazione di eccessiva pienezza dopo i pasti, dolore epigastrico, aumentata eruttazione, sensazione di sazietà precoce. A questi si possono associare altre manifestazioni, come gonfiore addominale, alito pesante, sonnolenza, mal di testa, nausea e difficoltà a concentrarsi. «Chi soffre di cattiva digestione dovrebbe modificare le proprie abitudini alimentari – prosegue Alfarone - Il primo consiglio è quello di mangiare lentamente, masticando a lungo ed evitando di parlare molto. La masticazione è infatti un elemento cruciale del processo digestivo, poiché favorisce la funzionalità dello stomaco tramite la triturazione del cibo e l’azione degli enzimi presenti nella saliva. Durante la masticazione, inoltre, si verificano dei microtraumi alle gengive che consentono alle cellule del sistema immunitario di riconoscere gli alimenti ed evitare un’azione aggressiva contro i cibi ingeriti».
In caso di dispepsia è importante anche modificare la propria dieta e seguire un’alimentazione bilanciata. Oltre a questo, è fondamentale l’attività fisica (è sufficiente mezzora di camminata al giorno) e diminuire le tensioni emotive. Tra gli alimenti consigliati pe le persone con dispepsia ci sono i cereali, in particolare quelli integrali, che favoriscono la digestione, le verdure e l’olio d’oliva. Via libera anche a carni bianche e pesce da cuocere preferibilmente al vapore o al forno. Andrebbero ridotti, invece, insaccati, carni rosse, burro, uova e latticini. Sarebbe meglio evitare anche piatti troppo conditi, fritto o con menta e spezie piccanti. Attenzione anche ai piatti pronti, ricchi di conservanti e sale, pomodoro, agrumi, caffè, cioccolato e liquirizia. Gli alcolici, infine, andrebbero eliminati o fortemente limitati. Se nonostante le modifiche alle proprie abitudini alimentari e agli stili di vita la problematica non si risolve può essere necessario eseguire alcuni approfondimenti diagnostici specifici (ricerca dell’Helicobacter pylori, esofagogastroduodenoscopia ed imaging addominale) e assumere una terapia farmacologica. «Se il sintomo prevalente è il dolore – aggiunge lo specialista -, i farmaci che si utilizzano per curare la dispepsia sono abitualmente gli antisecretivi, che, dunque, bloccano la produzione di acidi nello stomaco. Se invece prevalgono il senso di sazietà precoce e l’eccessiva pienezza dopo il pasto, si somministrano i farmaci procinetici, utili a regolare e accelerare la peristalsi, ossia i fisiologici movimenti intestinali, e riportare alla normalità il processo di svuotamento gastrico».
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