Scoliosi e “dorso curvo”: un aiuto dalla chirurgia

L’intervista Il trattamento chirurgico delle deformità spinali in età avanzata al centro di un convegno all’Asst Gaetano Pini-Cto. Bernardo Misaggi, traumatologo: «Negli ultimi anni si sono registrate diverse novità nella cura di questi problemi»

Il trattamento chirurgico delle deformità spinali in età avanzata è stato al centro di un convegno organizzato dall’Asst Gaetano Pini-Cto e che ha visto un’ampia platea di illustri esponenti scientifici, ortopedici esperti di chirurgia vertebrale di fama internazionale, neurochirurghi e altri operatori sanitari.

Abbiamo chiesto a Bernardo Misaggi, direttore dell’unità operativa complessa di Ortopedia Traumatologia per le Patologie della Colonna Vertebrale Asst Gaetano Pini-Cto di spiegarci quali sono le principali problematiche trattate e le novità in materia.

Dottore quali sono le principali deformità spinali che possono interessare la popolazione più adulta?

Le principali deformità vertebrali che possono interessare la popolazione adulta includono la scoliosi e la ipercifosi. La scoliosi è una deviazione laterale della colonna vertebrale, mentre la ipercifosi è una curvatura eccessiva, in avanti, della colonna vertebrale, spesso chiamata anche “dorso curvo”. Queste deformità possono causare dolore, limitazioni funzionali e, in casi gravi, compromettere la capacità di respirare e muoversi correttamente.

È vero che la scoliosi è in costante aumento negli over 75? Quali le motivazioni?

La ricerca mostra che la prevalenza della scoliosi negli adulti, compresi gli over 75, è in aumento. Le ragioni di ciò possono essere molteplici e includono fattori come l’invecchiamento della popolazione, che porta a una maggiore esposizione alle condizioni degenerative della colonna vertebrale. Inoltre, le persone che hanno avuto scoliosi sin da giovani possono sperimentare un peggioramento dei sintomi con l’età, anche a causa dell’usura e del deterioramento delle strutture vertebrali nel corso del tempo.

Cosa significa vivere con una deformità di questo tipo?

Vivere con una deformità vertebrale come la scoliosi può influenzare diversi aspetti della vita quotidiana e della salute complessiva. Le esperienze e l’intensità dei sintomi variano davvero molto da persona a persona, con alcuni pazienti gravemente affetti e altri addirittura asintomatici. Tra i sintomi più comuni sicuramente troviamo il dolore, che può essere presente nella zona della colonna vertebrale interessata dalla deformità e può variare da lieve a grave. Inoltre il dolore può irradiarsi agli arti inferiori, causando sintomi come sciatalgia e cruralgia.

Il dolore può così influire su diversi aspetti della quotidianità?

Il dolore può influenzare la qualità del sonno, la capacità di svolgere le attività quotidiane e la salute emotiva. Inoltre, le deformità vertebrali possono limitare la capacità di svolgere determinate attività fisiche e lavorative. Raramente, nei casi più severi, le deformità spinali possono influenzare la capacità dei polmoni di funzionare correttamente, causando difficoltà respiratorie. Infine non dobbiamo dimenticare l’aspetto più emotivo e psicologico della presenza di una deformità, queste, infatti, possono influenzare l’aspetto fisico e l’immagine, portando a problemi di autostima e di accettazione di sé. Ciò può avere un impatto emotivo significativo, causando stress, ansia, depressione o altri problemi.

In termini di diagnosi cosa ci può dire?

La diagnosi di una deformità spinale come la scoliosi coinvolge tipicamente diversi passaggi, tra cui anamnesi e esame obiettivo che rimangono fondamentali per il corretto inquadramento del paziente. Successivamente vengono eseguiti diversi studi di diagnostica per immagini. Le tecniche di imaging come le radiografie, le tomografie computerizzate (Tc) o le risonanze magnetiche (Rm) possono essere utilizzate per confermare la presenza e valutare l’estensione della deformità vertebrale.

Possono essere necessari esami aggiuntivi?

In alcuni casi, soprattutto se la deformità vertebrale è significativa, può essere necessario valutare la funzione polmonare per determinare se la deformità sta influenzando la capacità respiratoria del paziente. Infine, può essere necessaria anche una valutazione della funzionalità nervosa con esami specifici, anche al fine di eseguire un monitoraggio intraoperatorio del buon funzionamento dei nervi, onde evitare complicanze gravi.

Per quanto riguarda i trattamenti oggi disponibili, quali sono le novità? È cambiato l’approccio a questi pazienti rispetto al passato?

Negli ultimi anni ci sono state diverse novità nei trattamenti per le deformità vertebrali. Tra queste sicuramente meritano una menzione le tecniche mini-invasive, che seppur utilizzabili solo in casi estremamente selezionati, consentono di ridurre le complicanze in maniera significativa. Per la correzione delle gravi deformità dell’adulto anche gli approcci anteriori alla colonna vertebrale, attraverso l’addome, consentono oggi di ottenere migliore correzioni della deformità con minori rischi per il paziente. Infine, va sottolineato come rispetto al passato, c’è stata una tendenza verso un approccio più conservativo al trattamento delle deformità vertebrali, specialmente nelle prime fasi della malattia.

Ci può fare qualche esempio di approccio conservativo?

Questo può includere terapie fisiche, esercizi mirati per migliorare la postura e ridurre il dolore, e dispositivi ortopedici come corsetti. Inoltre i recenti avanzamenti in termini di terapia del dolore consentono un buon controllo dei sintomi anche nei pazienti non operabili. Tuttavia, nei casi in cui il dolore è grave o la deformità è progressiva e compromette la funzione, la chirurgia può ancora essere raccomandata.

In occasione della due giorni all’Asst avete coinvolto non solo i chirurghi vertebrali ortopedici, ma anche i neurochirurghi, come mai? Anche in questi casi si parla di approccio al paziente di tipo multidisciplinare?

Sicuramente si! Ad oggi è sbagliato considerare come entità “separate” Neurochirurghi e Ortopedici. Siamo tutti Chirurghi Vertebrali, ognuno con le sue specifiche competenze che. se vengono integrate in team multidisciplinari, consentono di offrire al paziente le cure migliori. Anche nella nostra realtà esiste una stretta collaborazione con i Neurochirurghi dell’Ospedale Policlinico, con i quali collaboriamo sia per la gestione dei pazienti che per la ricerca.

Anche in questi casi intervenire precocemente è importante? Se si, ci aiuta a capire quando rivolgersi a uno specialista della colonna?

L’importante è intervenire coi tempi corretti, ne troppo presto ne troppo tardi. Le vere urgenze chirurgiche sono davvero poche e vengono sempre identificate e trattate con rapidità. Per quanto riguarda la necessità di vedere uno specialista, sicuramente il dolore persistente per più di 3 mesi o la presenza di sintomi neurologici, quali formicolii agli arti o difficoltà a muovere le gambe richiedono una valutazione specialistica.

In termini di prevenzione c’è qualcosa che si può fare?

La prevenzione delle deformità vertebrali, come la scoliosi può essere complessa e non sempre completamente evitabile, ma ci sono alcune misure che possono essere utili nel ridurre il rischio di sviluppare o peggiorare la condizione, come il mantenere una buona postura, fare esercizio fisico regolare e mantenere un peso corporeo sano attraverso una dieta equilibrata.

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