Derby a destra, Vannacci è “Ibra”

Vale sempre il vecchio slogan pubblicitario di un aperitivo. “Se ne parla male? Purché se ne parli”. Anche in questo senso, al di là del merito (parola che dovrebbe essere stampata con le dimensioni di un caseggiato in questa situazione) l’idea di Matteo Salvini che ha candidato alle europee il generale Roberto Vannacci potrebbe rivelarsi una mossa azzeccata. Magari certo non per le sorti dell’Unione e dell’Italia, ma sicuramente per quelle del partito. Lo stesso che, in gran parte, ma non del tutto (certi silenzi ministeriali appaiono assordanti) ha rigettato la scelta del Capitano, così come peraltro, anche se in maniera meno eclatante, altre decisioni. Ma il vice premier, al contrario di Elly Schlein, non arretra di fronte alle situazioni divisive, a costo di correre rischi piuttosto importanti.

E fa bene, almeno del suo punto di vista (anche questo concetto immaginatelo con caratteri da grattacielo di New York). Perché qui non stiamo parlando di politica, neppure di Europa, ma di mero calcolo elettorale. E se volete del derby tra Salvini e Giorgia Meloni sul voto dell’8 e 9 giugno. Il fischio di inizio ufficiale, dopo un lungo riscaldamento, è arrivato proprio nel ponte del 25 Aprile (damnatio memoriae) con, appunto, l’annuncio della candidatura stellata da parte del capo del Carroccio che ha preceduto di poco la kermesse di Pescara con l’investitura di “Giorgia” (d’ora in poi toccherà chiamarla solo così) in campo in tutte le circoscrizioni per Bruxelles e Strasburgo, luoghi in cui non metterà piede se non in veste di capo del governo italiano.

Salvini è poi partito in contropiede: “Io non mi candido perché devo fare il ministro 18 ore al giorno”. E così via, in un match in cui Vannacci è un po’ l’Ibrahimovic (non ce ne voglia il campione svedese) della Lega. Servirà soprattutto a motivare gli elettori. E state certi che ci riuscirà perché, come sempre, non bisogna temere Vannacci in sé, ma il Vannacci che è in noi. E le idee dell’alto ufficiale, magari inespresse, stanno dentro alcuni italiani: si sa che nel segreto dell’urna… E se vogliamo rimanere nella metafora calcistica, certo il numero uno di via Bellerio, in questo momento, appare molto simile alla squadra del suo cuore (il Milan), mentre Giorgia sempre più attrezzata (la classifica dei sondaggi non mente) come l’Inter neo campione d’Italia. Vedremo se in politica le cose andranno diversamente. Per Salvini potrebbe valere il memento Pioli (i trionfi ormai sono finiti in cavalleria) e dentro il Carroccio si annidano non pochi Lopetegui.

Questo derby tutto a destra rischia di non far toccare palla agli altri. Il forzista Tajani (a chi si potrebbe assegnare la panchina d’oro perché in quanto a tattica politica sta sbagliando davvero poco) annuncia lo spostamento al centro (del campo della politica, non di quello del calcio) e va in pressing su Calenda e Renzi. Dalla leader del Pd Schlein si attende qualche segnale, anche magari un’entrata a piedi uniti stile Giuseppe Conte giusto per far capire che anche lei vuole essere della partita. Certo, se la squadra ti gioca contro, si sa come va a finire.

Su Ilaria Salis, l’insegnante con quattro condanne in Italia e attualmente detenuta in Ungheria candidata per Verdi e Sinistra Italiana, si può sostenere che è speculare a Vannacci senza essere lapidati?

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