Una seconda mamma per Leone? Il Tribunale dice sì all’adozione

La sentenza Accolta la domanda di una donna di essere legalmente madre del figlio della compagna

È una sentenza a suo modo storica quella che, oggi, fa brillare gli occhi di emozione a Licia e Jessica, canturine unite civilmente nel 2019 e da cinque anni mamme (Licia di fatto e di diritto, Jessica solo di fatto fino a pochi giorni fa) di Leone: «Un bambino sorridente e chiacchierone. Il nostro amore». I giudici del Tribunale dei minori di Milano hanno superato il divieto, sancito per legge, per le coppie dello stesso sesso di accedere alla procreazione assistita. E hanno detto sì all’adozione di Leone da parte di Jessica «nell’interesse concreto del minore a vedere riconosciuto il legame» di fatto che esiste con le sue due madri: Licia, la donna che lo ha partorito, che il bambino chiama «mamma», Jessica, «la mami».

L’unione civile

«L’iter per l’adozione è stato lungo - racconta l’avvocato Graziella Foti, che ha assistito le due donne nel loro percorso - Ma alla fine la sentenza dà merito alle due donne di un percorso genitoriale riuscito».

L’idea di avere un figlio, Licia e Jessica l’hanno già pochi mesi dopo essere andate a convivere, nel 2016. In Italia, come detto, la legge prevede che alla fecondazione assistita possano accedere solo coppie di sesso diverso. E infatti le due donne si sono dovute rivolgere a una clinica di Barcellona per poter procedere all’inseminazione artificiale. Nel 2019 Licia, al terzo tentativo, resta incinta. A ottobre di quell’anno decide con Jessica di sposarsi, per dare una stabilità anche normativa al figlio che nascerà di lì a pochi mesi.

«Agli inizi del 2020 abbiamo iniziato l’iter per far sì che Leone diventasse figlio di entrambe» raccontano le due spose. La strada scelta è quella dell’adozione in casi particolari. Che prevede: verifica dei carabinieri, colloqui con psicologi e assistenti sociali dell’Ats e poi con il giudice. Fino alla sentenza.

La sentenza

Scrivono i giudici: «Nel nostro ordinamento si va con forza affermando la necessità di tutelare il rapporto di filiazione che si fondi su legami di affetto concretamente instaurati con il genitore sociale o con quello intenzionale. Dando così rilievo ad ogni modello di famiglia che, in concreto, sia il luogo di sviluppo della personalità del minore, il cui diritto alla continuità affettiva deve essere posto al centro di ogni valutazione».

La relazione psicologica fatta sulla famiglia - allargata anche ai nonni - ha fornito una fotografia più che positiva ai giudici. In particolare riguarda a Leone: «Un bambino molto autonomo, capace di organizzare il proprio gioco, ma anche di entrare in relazione nel momento in cui lo si coinvolge. Un bambino sereno e ben adattato». E dopotutto Jessica «ha svolto fin dall’inizio un ruolo genitoriale nei confronti» del piccolo, «vissuto come proprio figlio». Parole come «stabilità» «affiatamento» complementarietà di ruoli» «clima di sicurezza» hanno fatto il resto. La chiosa finale: «È pienamente rispondente all’interesse di Leone essere adottato, nelle forme di cui all’adozione speciale».

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