Lavoro oltreconfine: l’esercito dei frontalieri non “marcia” solo in Ticino

Accordo fiscale Un aumento del 3,5% su base annua nel Cantone di confine. Anche se altre zone, a partire dal Lemano, hanno incrementi maggiori

Il nuovo accordo fiscale tra Svizzera e Italia finalmente in vigore dal 18 luglio arginerà o meno l’avanzata imperiosa dei permessi “G” attivi in Ticino?

E’ a questo quesito che ora una parte della politica ticinese vorrebbe dare una risposta confidando di rosicchiare qualche consenso in vista delle elezioni federali che sono in programma nel prossimo mese di ottobre. Il dato oggettivo, che ha rinfocolato il dibattito sulla presenza dei nostri lavoratori in Ticino, è rappresentato dai 79.181 permessi “G” che l’Ufficio federale di Statistica ha censito al 30 giugno scorso (ultima rilevazione disponibile e soprattutto ultima rilevazione prima della sottoscrizione dell’accordo fiscale).

Le cifre

Ciò significa che il numero globale dei frontalieri occupati in Ticino è aumentato del 3,5% su base annua - anche se, lo ricordiamo nuovamente, non tutti i 79.181 permessi “G” sono attivi -, con il numero di persone frontaliere con un permesso “G” attivo in Svizzera che ha toccato quota 391 mila, il che significa - in base alla fredda legge dei numeri - +5,7% rispetto al secondo trimestre 2022.

Detto che la “fatidica” quota 80 mila frontalieri - più volte evocata da Lega dei Ticinesi e Udc - come punto di non ritorno per l’invasione “da sud” è ormai raggiunta senza alcun tipo di scossone per l’economia ticinese (ancora una volta il motto “Prima i nostri!” è passato volutamente inosservato), attraverso “Frontiera” vogliamo offrire una chiave di lettura globale sull’occupazione frontaliera in Svizzera, senza soffermarci unicamente sul “caso Ticino”.

L’occasione è offerta sempre dal solerte Ufficio federale di Statistica, in base al quale delle sette Grandi Regioni a forte trazione di lavoratori frontalieri, il Ticino (+3.5% su base annua) è quella che paradossalmente su base annuale ha registrato la crescita meno marcata, insieme a Zurigo (+3,1%).

Graduatoria

La graduatoria federale è saldamente guidata dalla Regione del Lemano, forte di 157.044 frontalieri e soprattutto di una crescita nell’arco dei dodici mesi pari al 9,1%. Al secondo posto si trova invece l’Espace Mittelland, con 34.461 frontalieri occupati, ma soprattutto con un +8,5% su base annua. Questo per dire che comunque il dato sui frontalieri ha registrato rialzi importanti in diverse regioni della Svizzera, pur senza le polemiche che da tempo accompagnano in Ticino la pubblicazione dei dati sui permessi “G” attivi. Un elemento sul quale la classe politica sta effettuando una profonda riflessione. La testimonianza, oltretutto, di un fenomeno che non sembra essere collegato a una sola sfera di influenza ma riguarda un po’ tutti.

Quanto ai settori produttivi, ormai è chiaro che il Terziario in tutta la Confederazione brilla di luce propria, con una crescita anche in termini di Pil favoritada 268.680 frontalieri occupati al 30 giugno, vale a dire il 6,8% in più rispetto al 30 giugno dello scorso anno.

E qui si inquadra anche quella ricerca di figure specializzate che ha amplificato l’effetto “calamita” della Svizzera rispetto alle province di confine. I frontalieri italiani occupati in Svizzera al 30 giugno scorso - altro dato di grande interesse - erano 91.274 ovvero +1,1% rispetto al trimestre precedente e +4% rispetto al secondo trimestre del 2022. Irraggiungibile la vicina Francia, con 221.782 frontalieri occupati (+7,7% su base annua).

Infine un focus su due segmenti strategici dell’economia ticinese come “l’Hotellerie e la ristorazione” nonché le “Attività professionali, scientifiche e tecniche”. Il primo dato sensibile riguarda l’hotellerie, dove i frontalieri occupati al 30 giugno erano 4.771, il che significa 1.700 frontalieri in più impiegati nell’hotellerie e nella ristorazione ticinese su base decennale. Il tutto sempre nel nome di quell’effetto “calamita” esercitato dalla vicina Confederazione e che ha ragioni economiche (leggi stipendi, per cominciare) ben conosciute.

Per quanto concerne il segmento delle “Attività professionali, scientifiche e tecniche”, al 30 giugno i permessi “G” attivi erano 9.701 contro i 9.077 del secondo trimestre del 2022. Una crescita esponenziale, dunque, l’ennesima dal pre-pandemia a oggi.

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