Tunnel e ferrovie: il Ticino ci crede

Trasporti Il secondo tubo del Gottardo ad Airolo avanza velocemente. Ma anche investimenti sulla rete ferrata, strategica per i collegamenti

Se c’è un filo conduttore che ha unito l’intero 2023, rappresentando nel contempo un ponte (per rimanere in argomento) con il nuovo anno, questo filo conduttore capace di bypassare le Alpi e più a sud la linea di confine non può che essere rappresentato dalle infrastrutture.

Nella seconda decade di giugno, proprio per raccontare in presa diretta ciò che sta accadendo in fatto di infrastrutture strategiche sul lato ticinese del confine, siamo entrati nel cuore del secondo “tubo” autostradale del Gottardo attraverso il portale di Airolo, località che si trova ad appena un’ora e mezza d’auto dal nostro capoluogo.

Il paragone

Lì abbiamo potuto sincerarci del fatto che, pur a fronte di un ricorso che ha rallentato le opere, il secondo “tubo” iniziato due mesi esatti prima della variante della Tremezzina (29 settembre 2021) procede a passo spedito, tanto che l’Ustra - l’Ufficio federale delle Strade - ha confermato per questo 2024 l’inizio dei lavori di scavo delle due gallerie principali, con l’ausilio di possenti “Tbm”, come sono universalmente chiamate le frese meccaniche a piena sezione.

Ustra, durante la nostra visita ad Airolo, ha rassicurato sul fatto che i 17 chilometri del secondo “tubo” del Gottardo (costo complessivo 2,14 miliardi di franchi) saranno ultimati entro la data messa nero su bianco nel cronoprogramma iniziale dei lavori, ovvero il mese di luglio del 2030. Una grande sfida ma che per gli svizzeri ha un’importanza capitale, visto che consentirà di risolvere i problemi legati alla vetustà del primo collegamento.

Pur rappresentando il secondo “tubo” del Gottardo l’infrastruttura più importante nell’articolato scacchiere della Confederazione nonché dei collegamenti tra il nord ed il sud delle Alpi - di qui la sua rivelanza strategica, per l’appunto - la politica federale ha deciso di scommettere un buon numero di fiches sulla ferrovia, a fronte di quasi 5100 chilometri di rete ferroviaria esistenti, gran parte dei quali controllati dalle Ferrovie Federali Svizzere.

Con 450 milioni di passeggeri trasportati su base annua, la politica - che pur ha dovuto fare i conti dal 10 agosto in poi con il tunnel del Gottardo dimezzato a seguito del deragliamento avvenuto in quel di Faido - guarda già agli scenari del 2030, termine ultimo (dato dal Governo) per raggiungere gli obiettivi prefissati.

La deputazione ticinese a Berna ha sollecitato l’esecutivo federale a coinvolgere anche il nostro Paese sul tema della mobilità delle merci e dei passeggeri, soprattutto per riuscire ad ottenere l’assist istituzionale del Governo italiano per quel che concerne il prolungamento di Alptransit a sud di Lugano, con il nostro capoluogo nel ruolo di spettatore interessato.

Di sicuro i due Paesi torneranno in quest’anno da poco iniziato a parlare (anche) di trasporto ferroviario. Il concetto di mobilità, nel vicino Cantone, ha a che vedere anche con il futuro dell’aeroporto di Lugano-Agno, strategico anche per il turismo a “cinque stelle” del nostro lago. Aeroporto che - lo ricordiamo - ad oggi non ospita più i voli di linea (ad eccezione dei low cost estivi), rafforzandosi nel traffico business. Un cambio di strategia che ha proprio l’obiettivo di seguire l’andamento del mercato.

Merci

Nel dettaglio, il segmento dei voli privati ha generato circa 10 mila passeggeri l’anno, riportando così - pur a fatica - il bilancio dello scalo in attivo. Da mesi si ragiona su un possibile ritorno dei voli di linea, con la Società di riferimento dell’aeroporto, che fa capo a Cantone e Città di Lugano, che vedrebbe di buon grado il ritorno del collegamento diretto tra Lugano e Ginevra, strategico anche per il nostro turismo nonché per il segmento del business.

Di sicuro il 2024 sarà un anno importante per entrambi i territori di confine, anno in cui - esempio calzante - si potrà cominciare a definire un ulteriore passaggio delle merci dall’autostrada alla ferrovia (oggi circa il 60% delle merci viaggia ancora su gomma), contribuendo così ad alleggerire la nostra A9 nonché l’autostrada “dei frontalieri”, la ticinese (e svizzera) A2. Obiettivo raggiungibile solo attraverso un dialogo costruttivo tra due realtà istituzionali che hanno molti più punti in comune di quel che si pensi.

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