La rivoluzione circolare del tessile: gli scarti recuperati da costo diventano risorsa

Responsabilità Entro fine anno l’obbligo di gestire i rifiuti produttivi. Andrea Taborelli: «Bisogna essere preparati per restare nel mercato»

Entro la fine dei quest’anno è prevista l’approvazione della Responsabilità estesa per il produttore, significa che ogni azienda è tenuta a organizzare la gestione dei suoi rifiuti anche attraverso sistemi collettivi come i consorzi che si dovranno occupare della raccolta, cernita, preparazione al riutilizzo, riciclaggio e recupero dei materiali di scarto.

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Le categorie merceologiche tenute ad adeguarsi sono: l’abbigliamento, il tessile per la casa e le calzature. L’entrata in vigore della norma sarà tra 18 e i 30 mesi dall’approvazione.

Salvo quindi i cambiamenti che potranno derivare dalle prossime elezioni europee di giugno, il tessile è tenuto a un importante cambiamento che si iscrive nella logica del Green Deal e prevede che ci sia una responsabilità diretta dei produttori circa il fine vita dei capi prodotti e quindi l’obbligo, per le aziende riunite in consorzi, di occuparsi della riduzione e gestione dei rifiuti, inclusi quelli derivanti dalla produzione.

Vigilia

«Siamo alla vigilia di una rivoluzione per il distretto tessile: il 30 marzo 2022 è stata varata la Eu Strategy for Sustainable and Circular Textiles che avrà un impatto sostanziale su tutta la filiera – ha detto Andrea Taborelli, presidente e ad della Tessitura Taborelli - significa che le nostre aziende dovranno render noto non solo alla clientela ma anche ai consumatori finali dove e come vengono prodotti i tessuti con cui sono poi condizionati i vari capi di abbigliamento e con quale impatto dal punto di vista ambientale. Se non si riesce ad arrivare preparati a questo appuntamento il rischio è di restare tagliati fuori dal mercato» è lo scenario, complesso, che Taborelli ha tratteggiato nell’introdurre i lavori dell’incontro “Demo Experience on Tour” organizzato nella sede di Confindustria Como, insieme a Confindustria Lecco e Sondrio e in collaborazione con Digital Innovation Hub Lombardia, Made Competence Center, Avvale, Csolutions, Sistema Moda Italia e Retex.Green. 

«Retex.Green è un consorzio non profit pensato proprio come strumento associativo dei produttori per aiutare le aziende a gestire gli effetti della normativa che entrerà in vigore – ha spiegato Daniela Barlocco che si occupa delle relazioni con i soci nell’ambito del consorzio Retex.Green – ma al momento il quadro europeo è differente da Paese a Paese». In Italia l’Epr, la Responsabilità estesa per il produttore, non è ancora entrata in vigore, mentre in Francia è in vigore da quasi 15 anni con l’esistenza di un unico consorzio, in Olanda è entrata in vigore lo scorso anno, ma prende in considerazione soltanto abbigliamento e tessile per la casa. L’obiettivo dell’Unione europea è creare omogeneità in tutti i paesi per quando la norma entrerà in vigore.

«Cambierà molto nelle prassi del settore perché la circolarità è irreversibile – ha continuato Daniela Barlocco - è un meccanismo che chiaramente ormai si è innescato e produrrà cambiamenti nel prodotto, nell’offerta e anche nella domanda perché alla fine il consumatore dovrà abituarsi a concepire l’acquisto in maniera diversa. Dal fast fashion si passerà alla moda “lenta”. È un processo di innovazione in corso che prevede l’introduzione di sistemi digitali e di intelligenza artificiale oltre a grandi investimenti per la filiera».

Nuova prospettiva

Intanto i consorzi in Italia stanno cominciando a operare per il recupero dei materiali di scarto delle produzioni tessili che al momento, per il loro smaltimento, costituiscono un costo e non una risorsa. Si tratta di invertire questi due fattori.

Retex.Green, attivo da un anno e mezzo, svolge il ruolo di intermediazione con le aziende associate e il Gruppo Safe, realtà multiconsortile lombarda che opera anche su altre categorie di prodotto e che ha una esperienza in Epr. Si occupa quindi di raccogliere i materiali di scarto delle aziende tessili anche comasche con servizi differenziarti a seconda delle diverse necessità delle aziende.

«Per esempio la nostra tessitura – è il chiarimento di Andrea Taborelli - scarta pochissimi pezzi di stoffa ma ha molti sfridi e abbiamo bisogno di trovare una soluzione sostenibile dal punto di vista ambientale per il preconsumo. Inoltre ci stiamo impegnando per trovare soluzioni virtuose per il riciclo di alcuni materiali». Ogni azienda infatti ha una tipologia precisa di rifiuti e per ognuna si tratterà di trovare strategie di recupero o riutilizzo efficienti.

La giornata di lavori ha messo in luce come per operare in termini di economia circolare sia necessario implementare le tecnologie digitali, per garantire tracciabilità e facilitare la logistica.

Per questo l’evento Demo Experience on Tour ha anche presentato alcune soluzioni tecnologiche digitali che le imprese del settore tessile possono adottare già da ora per prepararsi ad affrontare un nuovo contesto di mercato.

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