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Venerdì
21
Novembre

La banalità del male

Uno spettacolo dedicato ad Hannah Arendt

EVENTO CONCLUSO

La banalità del male

di e con Paola Bigatto

Tratto da La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme di Hannah Arendt

Il 4 dicembre ricorrono i 50 anni dalla morte di Hannah Arendt, una delle voci filosofiche più autorevoli del XX secolo, ricordata anche per la sua riflessione sulle origini del totalitarismo e per la scrittura del saggio La banalità del male.

Era il 1961 quando la Arendt, ebrea tedesca naturalizzata americana a seguito delle persecuzioni naziste, fu inviata dal settimanale The New Yorker a Gerusalemme, per seguire un evento senza precedenti, il processo ad Adolf Eichmann, massimo responsabile della logistica nella Shoah. Sfuggito al tribunale di Norimberga, il gerarca nazista era stato catturato l’anno precedente e condotto in Israele. Il processo, a distanza di anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, fu l’occasione da un lato per mostrare al mondo i crimini nazisti – milioni di uomini assassinati solo perché ebrei – dall’altro per far conoscere ai giovani israeliani quanto i loro padri avevano subito. Un obiettivo chiaro, quindi, con la figura di Eichmann quale genio del crimine, segno del male assoluto. Un obiettivo che non poteva che essere confermato dalla Arendt. Non era quello che tutti si aspettavano dal suo reportage?

E invece... Con sguardo libero da pregiudizi la filosofa, discepola di Heidegger, rivela, in luogo dello stereotipo del mostro, l’immagine di un burocrate spaventosamente normale, di un uomo la cui unica difesa consiste nell’affermare di aver obbedito alle leggi del proprio Stato. Il male che Eichmann incarna non è radicale o diabolico, ma banale: è il prodotto terrificante dell’incapacità o del rifiuto di pensare dal punto di vista degli altri, generando un orrore che nasce non dalla perversione, ma dalla routine che smette di interrogarsi. Tale “banalità del male”, rielaborata nel saggio omonimo pubblicato nel 1963, non esclude per la Arendt l’esistenza del male stesso, piuttosto lo rivela nella sua quotidiana e reale possibilità di attuazione per chiunque.

È facile immaginare, allora, come questa lettura, nata proprio da una delle prime interpreti del fenomeno del totalitarismo, risultasse scomoda al mondo ebraico e risulti, ancora oggi, scomoda, ma profondamente attuale, in un tempo in cui troppo spesso si dimentica la complessità del reale e si preferisce scegliere una parte, in una distinzione manichea tra bene e male. E questa attualità riemerge nella pièce teatrale di Paola Bigatto. L’autrice si immedesima nella figura di una Arendt docente di filosofia politica a Chicago nel 1963, chiamata a rispondere alle polemiche suscitate dal suo saggio La banalità del male, così da trasformare un’analisi storica in una questione personale e urgente. La performance non si limita, infatti, a rievocare il passato, ma costringe lo spettatore a confrontarsi con la propria coscienza, sfidando la tentazione di un’adesione supina a ordini o ideologie dominanti. Si è così invitati a esercitare il pensiero critico che Arendt identifica come l’unico antidoto al male banale: una vera e propria palestra per la coscienza e un potente strumento di indagine, per comprendere le dinamiche del potere e della responsabilità individuale nel mondo contemporaneo.

Paola Bigatto, attrice, regista, drammaturga, si è diplomata alla scuola Paolo Grassi di Milano nel 1988 e laureata in filosofia all’Università di Genova. Ha lavorato con i principali registi e a fianco dei più grandi attori italiani, debuttando sotto la guida di Giancarlo Cobelli e recitando in una lunga serie di spettacoli diretti da Luca Ronconi, tra i quali L’uomo difficile di Hugo von Hofmannsthal, Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana da Carlo Emilio Gadda, Medea di Euripide, Il sogno di August Strindberg, Quel che sapeva Maisy di Henry James.

Ha elaborato il monologo La banalità del male, che interpreta dal 2003 con successo in scuole e teatri italiani e, dal 2009, al Centro Asteria di Milano, dove collabora al progetto pedagogico La cattedra dei giovani. Docente di dizione poetica e recitazione presso la Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano dal 2002 al 2012 e docente di recitazione della scuola del Piccolo Teatro di Milano, attualmente insegna all’Accademia teatrale Veneta di Venezia. Per la casa editrice Dino Audino ha pubblicato Audizioni per scuole di teatro – piccola guida per giovani aspiranti attori e ha collaborato con Lisa Capaccioli a Il quaderno delle lezioni di Luca Ronconi, a cura di Antonella Astolfi.

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Prezzo: ingresso libero con prenotazione
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Data e Ora

Inizio: venerdì 21 novembre 2025 21:00

Fine: venerdì 21 novembre 2025 23:00

Giorni di apertura
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Luogo
Auditorium comunale di San Fermo della Battaglia

San Fermo della Battaglia, via Lancini 5