Erba: "Date retta ad Azouz
e riaprite quel processo"

Chi parla, nel bailamme di giornate in cui la strage di Erba torna d'attualità (il giudizio di Cassazione è atteso per il 3 maggio), è l'avvocato milanese Fabio Schembri, impegnatissimo in queste ore a promuovere la "causa" dei suoi assistiti Rosa Bazzi e Olindo Romano

ERBA -  «Guardi... Non c'è niente di nuovo. I dubbi che oggi esprime Azouz Marzouk sono gli stessi del processo d'appello. Purtroppo, all'epoca, non si fece nulla per approfondire una pista che, anche oggi, potrebbe portarci a conclusioni diverse. Perché noi restiamo ovviamente convinti dell'innocenza di Rosa e Olindo».
Chi parla, nel bailamme di giornate in cui la strage di Erba torna d'attualità (il giudizio di Cassazione è atteso per il 3 maggio), è l'avvocato milanese Fabio Schembri, impegnatissimo in queste ore a promuovere la "causa" dei suoi assistiti e reduce da una discussa partecipazione, l'altra sera, alla trasmissione «Quarto grado» di Retequattro. Deciso a ottenere una rivisitazione del giudizio, Schembri torna sulla misteriosa visita in casa dei genitori di Azouz, a Zaghouan, in Tunisia, quando, pochi giorni prima del verdetto di primo grado un tizio si presentò - circostanza mai confermata né smentita - per riferire una diversa verità sulla strage dell'11 dicembre: «Rispetto a due anni fa - racconta Schembri - quando cioè della visita si parlò per la prima volta, oggi c'è qualcosa in più: quell'uomo, e ce lo dice Azouz, avrebbe addirittura sostenuto di conoscere l'assassino, l'autore della strage... È chiaro che non spetta a noi difensori valutare la credibilità di Azouz, ma quello che racconta merita di essere approfondito come, a nostro avviso, meritava di essere approfondito già a Como, in primo grado».

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