Montorfano, niente chiuse sul lago
Ora la Regione rivuole i soldi
Indignazione sul progetto saltato - Il Pirellone aveva anticipato quindicimila euro
Solleva il problema Elia Fornara, componente del consiglio di amministrazione del consorzio, che denuncia di non essere stato inizialmente messo al corrente e poi di non aver avuto spiegazioni: «L'unico indirizzo che ci aveva dato il sindaco, Marco Molteni, era stato quello di affrontare il problema della chiusa delle acque, ora regolato manualmente dall'associazione pescatori. Chi c'era prima di noi ha predisposto il progetto, chiesto il contributo alla Regione e ottenuto un anticipo di 15mila euro. Scaduti i termini senza che i lavori siano partiti, ora il Pirellone potrebbe chiedere indietro anche gli interessi. Io l'ho scoperto solo a giugno di quest'anno, in fase di approvazione del bilancio consuntivo 2010 e ho chiesto chiarimenti al presidente sia sul come mai non sono stato informato sia il perché non si è proceduto, ma non mi è mai giunta risposta. Mi sono rivolto anche al difensore civico della Lombardia che ha sollecitato il presidente a rispondere, ma sono ancora in attesa».
Per quanto ricostruito, il progetto, del costo totale di 170mila euro, era suddiviso in due lotti: il primo, di circa 100mila euro, per realizzare la chiusa vera e propria; il secondo per automatizzare il meccanismo. La costanza di livello delle acque evita sbalzi che possono danneggiare flora e fauna. Secondo la tesi di Fornara, il finanziamento riguardava il primo lotto.
Di diverso avviso l'attuale presidente, Paolo Besana: «È una procedura che abbiamo ereditato e stiamo ricostruendo tutto il percorso compiuto. Da una relazione del direttore, Marco Cantini, è emerso che c'era una cattiva impostazione, alla nascita dell'operazione, che ha portato alla mancata realizzazione. Mancavano almeno 100mila euro per coprire le spese, quindi c'era alla base una previsione zoppa. Per di più il finanziamento si riferiva al secondo lotto, irrealizzabile senza il primo».
Besana non sa ancora se ci sia l'anticipo da restituire, ma sostiene di essersi mosso per reimpostare l'operazione in modo corretto. «Quell'intervento riguarda un'area privata (proprietà Barbavara, ndr), quindi serve un accordo o un esproprio. Tra qualche mese entrerà in vigore il Piano della riserva e con quello strumento urbanistico saremo legittimati ad agire».
Il progetto del Politecnico di Milano rimane la soluzione percorribile, anche se andrà aggiornato, presumibilmente ritoccando verso l'alto i costi: «Il pagamento, che è stato fatto, riguardava anche il progetto esecutivo nonostante non si potesse approvare - conclude Besana -. Sono errori grossi commessi dalla precedente amministrazione del Consorzio, in cui il presidente era il figlio di Fornara. Noi siamo sempre disponibili a dare spiegazioni, e questo atteggiamento proprio non lo capisco proprio».
Marco Pini
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