Tragedia dell'elicottero di Porlezza
«In appello non solo per i soldi»

L'avvocato di parte civile dei parenti delle vittime replica ai legali degli imputati

PORLEZZA L'impugnazione della sentenza di assoluzione di primo grado per la tragedia dell'elicottero non è motivata da ragioni esclusivamente risarcitorie. Lo afferma Michele Cervati, legale di Beatrice Gandola, vedova di una delle vittime, Pietro Carminati. L'avvocato di Colico replica così alle dichiarazioni di Ernestina Lancetti e Roberta Mainoni, legali dell'ex parroco di San Pietro Sovera, don Marco Riva, che, commentando la mancata impugnazione della sentenza da parte della Procura di Como e del procuratore generale, avevano asserito che il processo è diventato ormai una mera questione di denaro e non più di giustizia.

«Il ricorso in appello fa sempre parte di un  processo penale con la costituzione di parte civile, ed è quindi evidente che l'obiettivo primario rimane la speranza che la Corte d'appello riformi la sentenza di primo grado e dichiari la responsabilità penale degli imputati - sottolinea Cervati - «Ritengo inspiegabili e gravemente offensive, di conseguenza, le dichiarazioni rilasciate dagli avvocati Lancetti e Mainoni, che parlano di mera questione di denaro. Credo che sia legittimo chiedere un risarcimento anche in sede giudiziaria per la perdita di un congiunto, e la richiesta, in ogni caso, è subordinata all'accertamento delle responsabilità degli imputati. La difesa della parte civile non condivide la sentenza di primo grado e ritiene che gli imputati siano responsabili e meritevoli di condanna».

«Una legittima pretesa di risarcimento, peraltro non milionaria, non può affatto essere commentata in modo gratuito da alcuno» - conclude Cervati - «La tragedia dell'elicottero avvenuta a Porlezza nell'ottobre 2005 è costata la vita a ben sei persone (oltre a Pietro Carminati morirono il pilota, Alberto Vitali, e poi Pietro Castelli, Fabio Fossati, Elena Panatti e Teresa Di Vara) e fino ad oggi non si è ancora individuato un colpevole. I parenti hanno tutti i diritti di pretendere giustizia».
                                                                                                      G. Riv.

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