Crollo nel tunnel di Valsolda
L'apertura rinviata di mesi

La denuncia di un sindacalista: «Situazione ormai fuori controllo»

VALSOLDA Ai quattromila lavoratori frontalieri che attraversano ogni giorno il confine di Oria non è servito incrociare le dita. Anche la scadenza del 1 marzo, l'ultima fissata dall'Anas per l'apertura dell'attesissimo tunnel di variante, è destinata inevitabilmente a slittare. E non di giorni o qualche settimana, ma addirittura di cinque - sei mesi. All'altezza del camino di San Mamete è avvenuto un franamento di materiale e c'è il rischio che un'altra valanga di detriti si stacchi dal versante.

«Ho avuto conferma sul posto circa un imprevisto non da poco» - riferisce Sergio Aureli, segretario del sindacato ticinese Unia per il frontalierato - «I lavori relativi al camino di aerazione di San Mamete hanno comportato il franamento di materiale dalla montagna sovrastante, ma il pericolo è soprattutto l'estrema instabilità del versante. C'è il rischio, insomma, che venga giù una massa incalcolabile di materiale. Lo sgombero, di conseguenza, richiederà la massima attenzione e sarà poi necessario un intervento di messa in sicurezza dell'area a monte. Operazioni per le quali occorreranno, nel complesso, cinque - sei mesi di tempo».

La fragilità del versante tra le frazioni San Mamete e Cressogno, del resto, è risaputa. Non a caso, il Comune sta redigendo un progetto preliminare per una messa in sicurezza con un vallo in trincea.

L'apertura del tunnel, annunciata come detto per il 1 marzo prossimo, slitterà dunque ad agosto e per la viabilità di confine si annuncia un'altra estate di passione, che nessuno, dai frontalieri fino agli automobilisti che transitano con minor assiduità dalla Valsolda, si sarebbe augurato.

«Stavolta l'inconveniente è tecnico» - riconosce Aureli - «Sono peraltro gli incomprensibili ritardi accumulatisi in vent'anni che pesano sulle sorti di questa fondamentale opera viabilistica. Si prefigura un'altra stagione turistica di sofferenza, con pullman stranieri e camper che s'incastreranno nelle impossibili strettoie di Albogasio, San Mamete e Cressogno, provocando interminabili code in un senso e nell'altro di marcia».

I lavori conclusivi del tunnel, iniziati nel gennaio 2010 dopo un stop al cantiere di addirittura cinque anni, avrebbero dovuto concludersi, per contratto, entro tredici mesi. Problemi di natura geotecnica - così li ha definiti Anas - hanno reso necessaria l'approvazione di una perizia suppletiva di quattro milioni di euro e comportato un ulteriore anno di ritardo, con lo spostamento della data di apertura dapprima a questo mese e quindi al 1 marzo 2012. Ora c'è un nuovo rinvio per cause di forza maggiore.

Si va verso i ventidue anni per un tunnel di 3,7 chilometri. Meno di mezzo metro di scavo al giorno, un ritmo concepibile solo con l'uso del semplice piccone.
                                                                                        Gianpiero Riva

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