Poker online, stangata da un milione
Truffata una società di Campione

Indagini estese a Monaco su un presunto raggiro ai danni di un'impresa dell'enclave

CAMPIONE D'ITALIA Si finsero amici del principe di Monaco e rappresentanti della Societé des Bains de Mer, la società che a Montecarlo gestisce il casinò e tutte le sale da gioco del principato. Poi convinsero i rappresentanti di una piccola e sana società di Campione, la Extreme Gaming Pro, attiva nel ramo del poker online, a partecipare ad un megaprogetto per la gestione di un evento poker - sportivo planetario, proprio a Montecarlo. Risultato: quelli della Extreme Gaming Pro - ed in particolare l'amministratore della società, Davide Molisani, ed il socio Mario Loffredo - nel giro di pochi mesi investirono un milione e 150 mila euro, finiti per volatilizzarsi nel nulla.

Sulla vicenda indaga la Procura della Repubblica di Como, che ormai da mesi attende l'esito di una rogatoria chiesta alle autorità monegasche per identificare una serie di personaggi, sedicenti amici del principe e comunque effettivamente molti vicini alle società che gestiscono l'azzardo del principato. I loro nomi (<+G_NERO>Eric Cicero<+G_TONDO>, Stéphane Morandi, François Poher, Jean Chiavazza e Jean Marie Cornutello, per citarne alcuni di quelli riportati nelle denunce e per i quali la Procura ha chiesto l'identificazione) sarebbero stati già ricollegati ad altre truffe, in particolare ad una, messa a segno nei confronti della società Hobbs Melville, in nome e per conto della quale lo stesso gruppo di "compagnoni" avrebbe raccolto fiumi di denaro da parte d'investitori sempre fingendosi fraterni amici del principe Alberto. Un film già visto, insomma, la cui replica non è bastata a evitare una nuova truffa.

Nel caso della società di Campione finita a gambe all'aria, la bozza di contratto prevedeva una clausola trabocchetto: esso sarebbe divenuto esecutivo soltanto nel momento in cui il torneo da mille e una notte per il quale Molisani, Loffredo e i loro soci (tra cui alcuni ex croupier del casinò campionese) avevano versato fiumi di denaro, avesse ottenuto l'autorizzazione del governo. Una formalità da nulla, precisarono Chiavazza e soci, che in realtà, però, non si concretizzò mai.
                                                                                                          S. Fer.

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