Lurate Caccivio piange Kevin
morto di tumore a sei anni

Il tragico epilogo dopo due anni passati fra speranze e ricadute, domattina i funerali

LURATE CACCIVIO Morto a sei anni per un male incurabile, contro cui combatteva da due. Kevin Ditta è deceduto ieri pomeriggio nell'ospedale di Cantù, dove era ricoverato da circa quindici giorni, dopo aver trascorso gli ultimi due mesi al Centro tumori di Milano da cui poi era stato dimesso quando ormai per lui non c'era più nulla da fare. I suoi funerali si terranno domani alle 10 nella chiesa parrocchiale di Lurate, quindi sarà tumulato nel cimitero di Caccivio.

Un'esistenza troppo breve, segnata per gran parte dalla malattia che aveva in nuce dalla nascita, ma che soltanto due anni fa gli era stata diagnosticata, dopo che la mamma - dal tremolio di un occhietto e di un braccio - si era accorta che qualcosa non andava. Drammatico l'esito degli accertamenti: tumore alla testa, che purtroppo non gli ha lasciato scampo. Ha subito due interventi in due anni, cui è seguito un calvario fuori e dentro diversi ospedali (Istituto neurologico nazionale "Carlo Besta", Centro tumori di Milano ed infine l'ospedale canturino).

Un'altalena di speranze e di ricadute, in cui Kevin ha sempre avuto accanto la mamma, Cristina Marchese, che era assieme a lui anche quando ha esalato l'ultimo respiro, il papà, Stefano Ditta, i nonni e le sorelline, di otto e quattro anni.

«Nonostante la malattia e la sofferenza che ha dovuto patire nella sua breve vita, Kevin riusciva comunque a essere sereno e, con il suo modo di fare, dava forza a noi» - racconta il nonno, Camillo Marchese - «Era un bambino dolce, con tanta voglia di vivere e giocare. Noi stessi ci stupivamo di come riuscisse ad affrontare tutto quello che ha passato. Finiti i trattamenti di chemioterapia e radioterapia cui veniva sottoposto, andava nella saletta a giocare. Era forte, nonostante tutto».

Un «ometto», a dispetto dei suoi sei anni, di cui due spesi a combattere contro una terribile malattia che gli ha negato non soltanto un futuro, ma anche un'infanzia normale. Prima che il male lo aggredisse, era riuscito a frequentare il primo anno della scuola materna. Poi, intorno ai quattro anni, il primo intervento.

«L'operazione era andata bene. Speravamo che il peggio fosse ormai alle spalle» - aggiunge il nonno - «Per un anno è stato abbastanza bene, poi la ricaduta e un secondo intervento, purtroppo non risolutivo».

Tra un ricovero e l'altro, era stato iscritto alla scuola elementare, che purtroppo non ha però potuto frequentare; nei momenti in cui stava meglio, era seguito a casa da una insegnante. L'aggravarsi delle sue condizioni di salute non gli ha consentito neppure di godersi il suo ultimo Natale a casa, tra i giochi elettronici di cui era appassionato e le fotografie e i gadget della sua squadra del cuore, l'Inter.
                                                                                      Manuela Clerici

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