Cronaca
Venerdì 13 Aprile 2012
Saronno: Bocedi accusato di truffa
ma il tribunale dà torto al Governo
Doveva ritirare un'auto per conto di Sgarbi, allora sottosegretario, gli diedero quella di un magistrato. Un risarcimento di 3.500 euro
In realtà ha dovuto penare, e non poco: per avere i suoi soldi. Si è addirittura trovato ad intraprendere una procedura di pignoramento nei confronti del Ministero. Ma alla fine, ora, è riuscito a spuntarla.
«L'altro giorno ho ricevuto l'assegno, è una vittoria morale» - commenta il saronnese - «Sono contento, non per il denaro, che pure mi spettava, ma perché alla fine mi è stata data ragione, davvero su tutti i fronti. Ero rimasto coinvolto in una vicenda assurda, che si chiude definitivamente solo adesso».
Il Ministero era stato dunque condannato a pagare i danni a Bocedi, ma il legale del presidente antiracket, l'avvocato Giampaolo Cicconi, aveva comunque faticato per recuperare quei soldi. «Avevamo anche chiesto il pignoramento nei confronti del Ministero» conferma Bocedi, che poi ripercorre l'intera vicenda giudiziaria.
«Nel 2004 ero caduto dalle nuvole quando avevo ricevuto un avviso di garanzia. Si parlava di un reato grave ed infamante, ovvero di truffa ai danni dello Stato». Che cos'era avvenuto, esattamente? Era stato tutto un incredibile malinteso, chiarito al momento del giudizio: «Avevo ritirato una vettura in una officina, per nome e per conto dell'amico Vittorio Sgarbi, allora sottosegretario di Stato. Era il 2003: il funzionario, a Genova, mi aveva consegnato per errore un'autovettura che era invece destinata al procuratore capo genovese. Io non ne sapevo niente ed avevo firmato la ricevuta di ritiro del veicolo, una normalissima Fiat Punto, per poi scoprire successivamente quello che era effettivamente successo».
«Inutile dire come mi ero sentito, quando mi era stato notificato l'avviso di garanzia. Ero davvero avvilito, accusato di qualcosa che non avevo mai fatto» - ricorda Paolo Bocedi - «La giustizia è comunque arrivata al capolinea, e stavolta ha trionfato. Ai soldi del Ministero tenevo, non in quanto tali, ma per ciò che rappresentano. È davvero la fine di una lunga odissea, che mi ha avuto involontario protagonista».
S. Giu.
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