Il caporale Francesca
La vita da Albese a Herat

A 24 anni e con una laurea in tasca, la giovane è partita volontaria. «Un lavoro di grande importanza per la pace in Afghanistan»

ALBESE CON CASSANO In occasione del 4 Novembre, giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate, è giusto ricordare i nostri militari dislocati in varie parti del mondo. Tra quelli presenti in Afghanistan c'è anche una comasca, il caporal maggiore Francesca Polli, effettiva nel primo reggimento trasmissioni di Milano, in tasca una laurea triennale in scienze biologiche conseguita alla Bicocca. A fine agosto è arrivata a Herat, nella regione occidentale dell'Afghanistan, sotto la responsabilità della Brigata alpina Taurinense.

A sud di Herat, giovedì 25 ottobre, i nostri militari sono stati attaccati mentre erano impegnati in un'operazione di pattugliamento con l'esercito afgano. Tre i feriti, mentre per il caporale degli Alpini Tiziano Chierotti, 24 anni, non c'è stato nulla da fare.

Scelta di vita
Una scelta di vita, quella di Francesca: «La divisa mi ha sempre affascinata, vestirla è un sogno» - spiega - «Dopo aver conseguito la laurea mi sono arruolata. Sono sempre stata abituata alla disciplina sin da bambina, non solo a casa, ma anche praticando karate, sport di cui sono appassionata».

Convivere con il rischio di perdere la vita è quasi un obbligo per chi è impegnato in missioni di questo tipo: «Il rischio è naturalmente insito nella missione; la base è in sicurezza ma siamo pur sempre in Afghanistan. Solo una decina di giorni fa è caduto il caporale Chierotti e la sua scomparsa è stato un duro colpo per tutti noi. Tragedie come questa all'inizio ti bloccano, però poi ti danno la forza per andare avanti; ora abbiamo una motivazione in più per fare il nostro lavoro».

Operatore informatico
Molto spesso su queste missioni i cittadini e l'opinione pubblica avanzano dubbi. Da dentro questi dubbi non fanno neppure capolino.

«Ritengo che il lavoro svolto dagli uomini e dalle donne delle Forze armate e della coalizione internazionale Isaf sia di fondamentale importanza per dare una mano al popolo afghano. Siamo nella cosiddetta fase di "transition", tutte le responsabilità stanno passando alle autorità e alle Forze di sicurezza afghane. Nella regione ovest questa transizione è già al 75%».

A Herat, Francesca si occupa dei canali di collegamento: «Sono impiegata in qualità di operatore informatico nella base operativa avanzata di Shindand. In pratica, assieme ad altri colleghi, garantisco i collegamenti sia con l'Italia che con le varie basi della regione ovest. Forniamo quotidianamente supporto ai colleghi che operano sul terreno. È una bella responsabilità: le comunicazioni sono fondamentali, non devono mai rimanere tagliati fuori. In più, assistiamo il personale che lavora nella base».

Dell'Italia a Francesca mancano... «La famiglia, gli affetti e il mio cane Darko».

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