Arrestato per tangenti
«A libro paga
dei commercialisti»

La paura si nutre di luoghi comuni. Quando a luglio Rosario Lo Conte, il funzionario comasco dell’Agenzia delle Entrate arrestato martedì con l’accusa di aver accettato mazzette per aggiustare i ricorsi contro alcuni contenziosi, scopre che la finanza sta indagando su di lui si sfoga così con la moglie, a bordo della sua Volkswagen Jetta: «Io non ho fiducia nella magistratura».

Chissà cosa penserà oggi, dopo che gli uomini della guardia di finanza della compagnia di Lecco sono andati a prenderlo nella sua casa di viale Giulio Cesare e lo hanno portato in cella, con l’accusa di corruzione. Tre episodi differenti, contestati dal pm Massimo Astori che sono alla base dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Maria Luisa Lo Gatto.

Riassumendo: una mazzetta da 20mila euro consegnata nel garage di casa, in viale Giulio Cesare, per l’interessamento in una pratica di contenzioso tra l’Agenzia delle Entrate di Lecco e la Valsecchi Costruzioni di Osnago; un orologio prezioso da 5mila euro per il sospetto intervento a favore di un orologiaio di Milano; infine 1.500 consegnati per una controversia legata alla vendita di un terreno da parte di Beniamino Brusadelli (su quest’ultimo caso il legale, Goffredo Pozzoli, precisa «che la vicenda che vede implicato il signor Brusadelli con il signor Lo Conte non riguarda la società Brusadelli costruzioni dei suoi figli, assolutamente estranea»).

Nel corso dell’inchiesta però, al di là degli episodi di sospetta corruzione che sono costati le manette a Lo Conte, le fiamme gialle sono incappate in numerosi contatti tra l’uomo del fisco e diversi commercialisti. Alcuni dei quali indagati dalla Procura.

Insomma, Rosario Lo Conte mentre con la mano destra castigava gli evasori fiscali, con la sinistra intascava compensi in nero per aiutare il “nemico” contro l’Agenzia delle Entrate.