Asf ammette: le porte si aprono
Quei bus sono da sostituire

Parla l’amministratore di Asf dopo l’incidente di Pellio e le ripetute segnalazioni degli autisti: «Eseguiamo i controlli, non abbiamo responsabilità. Ma nei prossimi mesi compreremo nuovi mezzi»

Cinquantadue interventi in cinque anni per cattivo funzionamento delle porte. L’ultima segnalazione risale all’11 giugno 2012, dopodiché più nulla. In tutto, sui sei piccoli autobus di marca Cacciamali modello “Thesi” che Asf utilizza lungo i tornanti di montagna (in Val d’Intelvi, a Schignano, Carlazzo, ma anche a Dosso del Liro), sono stati eseguiti 1.150 interventi di manutenzione in cinque anni. Dice Annarita Polacchini, amministratore delegato della società di trasporto pubblico comasca, che il modello di pullman finito sotto “inchiesta” dopo l’incidente di Pellio - quando una bimba volò fuori dalla portiera, apertasi all’improvviso in corrispondenza di un tornante poco prima di San Fedele - non si discosta, in fatto di riparazioni, dalla media degli altri mezzi in servizio sulle nostre strade.

«Cambia la tecnologia - ha spiegato ieri Annarita Polacchini nella sede Asf di via Asiago, a Tavernola - Su quel tipo di autobus sono montate porte elettriche, gli altri utilizzano invece un sistema pneumatico. Se sono più o meno affidabili? Diciamo che sono diverse. Di sicuro non dispongono dei cosiddetti “sistemi di fermata”, cioè dei dispositivi che bloccano lo scorrimento delle portiere durante il movimento del mezzo». Nega, l’ad, responsabilità da parte dell’azienda: «La porta - dice - si è oggettivamente aperta. Posso rispondere dicendo che senz’altro non ci sono responsabilità da parte degli autisti e che il veicolo è omologato. Passa la revisione annuale e, al pari di tutti gli altri nostri automezzi, viene ciclicamente esaminato da un ispettore esterno ,che esegue verifiche su un campione casuale corrispondente al 10% della nostra flotta. Le verifiche sono davvero rigorose». È inevitabile che il dito finisca allora puntato contro il brevetto, cioè direttamente contro il dispositivo di apertura, «ma -precisa ancora l’amministratore delegato - di interventi sostanziali sul meccanismo non possiamo eseguirne, se non modificando l’omologazione». Impossibile, quand’anche si accertasse un difetto “congenito” del sistema, rivalersi contro l’azienda produttrice, che in realtà, da tre anni, non esiste più: «La Cacciamali è fallita. La meccanica è Iveco, e da Iveco otteniamo i pezzi di ricambio, mentre qualche difficoltà si incontra per carrozzeria e fanaleria. Di sicuro continueremo a utilizzare questi bus ancora per qualche tempo, benché sia nostra intenzione programmarne la sostituzione. Vi garantisco che è una delle nostre priorità. Nei prossimi mesi dovremo acquistare 13 nuovi automezzi. Ci saranno anche i sostituti del Cacciamali».

Asf continua, in ogni caso, a sostenere che le tre ragazzine vittime dell’incidente di Pellio non fossero in realtà sedute sulle poltroncine. Il portellone che si è spalancato è quello posteriore. A ridosso della porta non ci sono sedili: ce ne sono un paio a scomparsa esattamente di fronte.

Si può tutt’al più ipotizzare che l’incidente si sia verificato in corrispondenza di un tornante verso sinistra, ma bisognerebbe parimenti ipotizzare una forza centrifuga piuttosto consistente per immaginare le bambine così proiettate verso l’esterno. I genitori negano, ma secondo Asf l’unica spiegazione è che fossero sedute sul braccio meccanico della portiera, o tutt’al più in piedi, il che peraltro è consentito. Di fatto, comunque, la porta non doveva aprirsi.

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