Boeri e Giorello alle Primavere
Un dialogo sulle città. «Noi e la periferia»

Al Teatro Sociale, Como, l’incontro nell’ambito della rassegna de La Provincia e del Festival della Luce

Il parco Sempione, piazza Duomo, Galleria Vittorio Emanuele II, una Milano a colori anni ’70 tratta da “Milano calibro 9”, film italiano del 1972 di Fernando Di Leo, ha aperto al Teatro Sociale di Como l’incontro “Intorno al colore dei sogni: le città costruite di desideri e paure” con Stefano Boeri, architetto e urbanista, e Giulio Giorello, filosofo con la mediazione di Diego Minonzio.

Focus quindi sulla nozione di Periferie urbane e molto milanesi per gli esempi e i riferimenti che sono stati portati sul palco. Per questo proprio alla città di Milano è stato dedicato l’incipit cinematografico proposto dai critici del Como Lake Film Festival.

Nell’avvio del dialogo, Stefano Boeri ha tenuto a definire il perimetro del significato di periferie. «È un termine ambiguo con un grado di genericità molto ampio che necessita di essere specificato. Periferia oggi, se cerchiamo di applicare questa parola alle metropoli contemporanee, è una condizione che varia da come guardiamo la città, da quali valori e caratteri attribuiamo al centro. Periferia è una nozione oggi che si declina nel tempo, non è una condizione stabile né univoca, ci sono molte e diversificate periferie e lo sono per un lasso di tempo limitato».

La periferia come condizione umana è invece il tema di Giulio Giorello che si dichiara “ragazzo di periferia” ricordando la zona di Città studi prima che le università, i servizi e appunto la vivacità culturale la rendessero un quartiere centrale. Un esempio di come «la periferia più che un luogo geografico è una condizione umana e come tale può cambiare anche molto radicalmente e in tempi brevi – ha spiegato Giulio Giorello - soprattutto in tempi come questi in cui le città sono soggette a delle forme di mutamento difficili da prevedere e anticipare».

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