Bossetti scrive a Matrix
«Datemi gli arresti domiciliari»

In una lettera alla trasmissione Matrix, Massimo Bossetti, in carcere con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, chiede gli arresti domiciliari

«Io dal carcere vi vedo in televisione, ma non posso dire e fare nulla. Non posso difendermi facendo arrivare a voi la mia voce. La mia famiglia è stata colpita, sconvolta. I miei figli sono stati privati del loro padre, anche se il loro papà non è ancora rinviato a giudizio». Massimo Bossetti lo scrive in una lettera che ha inviato dal carcere alla redazione di “Matrix”.

«Sono da otto mesi qui dentro senza nemmeno ancora poter conoscere tutti i documenti raccolti contro di me - scrive il muratore -. Subisco la forza dell’accusa che mi vuole a tutti i costi colpevole. Siccome il mio processo lo sto vedendo in televisione e non in tribunale, vi chiedo di dare il risalto a questa mio richiesta di scarcerazione e difendere il mio diritto ad avere un processo equo e poter stare a casa ai domiciliari come qualsiasi altro cittadino di cui non è stata provata ancora la colpevolezza. Sostenete questo mio diritto perché l’incubo che sto vivendo- scrive Bossetti- potrebbe viverlo chiunque di voi, grazie».

La richiesta di scarcerazione sarà presentata dall’avvocato Claudio Salvagni, domani al gip di Bergamo. L’avvocato depositerà anche la consulenza della propria genetista, Sarah Gino, in cui sono sottolineati, sulla scorta degli atti finora in mano alla difesa, i dubbi sul Dna mitrocondiale trovato sul corpo della ragazza, che non sarebbe riconducibile a Bossetti. La questione del Dna è al centro ormai da tempo di un forte scontro con la Procura di Bergamo la quale ha ribadito nei giorni scorsi di avere la certezza che le tracce di Dna nucleare trovate sugli slip e sui leggins di Yara siano certamente del muratore che dal carcere continua a proclamarsi innocente. Due istanze di scarcerazione, una al gip e una al Tribunale del Riesame di Brescia, sono state respinte nei mesi scorsi e, il 25 febbraio, si terrà un’udienza davanti alla Corte di Cassazione per discutere un nuovo ricorso della difesa.

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