«Bruno, uomo della memoria
Ci ha ricordato le nostre radici»

Tirano Commozione ai funerali di Ciapponi Landi. Don Rinaldi: «Tutti gli dobbiamo qualcosa»

Bruno Ciapponi Landi «uomo della memoria», perché ha sentito il compito di ricordare e di fare memoria di tante persone che hanno operato per il bene e la crescita della comunità. Più che un’omelia la si può definire una meditazione la predica che don Battista Rinaldi, teologo nativo della frazione di Baruffini, ha pronunciato ieri mattina al santuario della Beata Vergine di Tirano alle esequie di Bruno Ciapponi Landi, morto a 74 ani. Operatore culturale a tutto tondo ha rappresentato un pilastro della cultura locale intrecciando relazioni anche con la cultura di fuori provincia.

Concelebranti della Messa, insieme a don Rinaldi, il rettore del santuario don Gianpiero Franzi, il cardinale Francesco Coccopalmerio, il parroco di Tirano don Paolo Busato e frate Giorgio Zeini da Pietralba in rappresentanza dell’ordine dei Servi di Maria.

«Tutti dobbiamo riconoscenza a Bruno per le ragioni più diverse – ha esordito don Battista, invitato dalla famiglia di Bruno a tenere il commento alle letture -. Pensiamo agli impegni per la Società storica valtellinese, per il museo e, da ultimo, per l’ospedale Morelli. Tutti gli dobbiamo qualcosa e con questo sentimento riflettiamo sul mistero della morte, evento vitale che fa parte dell’esistenza e che fatichiamo a comprendere. La fede ci aiuta a guardare in faccia la morte con speranza cristiana».

Quindi il sacerdote e teologo ha fatto riferimento al mistero pasquale di Cristo e al fatto che la storia di Bruno sia illuminata da questo mistero. «La Parola di Dio ci parla dei profeti – ha proseguito -. In casa di alcuni amici ho avuto occasione di vedere l’opera di Wanda Guanella che rappresenta la banda di Tirano (banda che, peraltro, con le sue note, ha accompagnato l’ingresso e l’uscita della salma della basilica, mentre il coro ha cantato all’interno). Wanda con un intuito profetico ha rappresentato a sinistra padre Camillo De Piaz e a destra Bruno, in mezzo tanti musicanti, molti dei quali oggi defunti. Guardando questo quadro, mi è sembrato di individuare la vocazione di Bruno: fare il servo dei profeti. È prezioso che ci sia qualcuno che ci faccia notare alcune figure importanti che tengono viva nella comunità la vocazione profetica. Pensiamo a quello che Bruno ha fatto per ricordare padre Camillo e per tante altre persone. Ogni tanto compariva un articolo sul Bollettino della Società storica valtellinese su qualche figura che, senza di lui, magari sarebbe finita nel dimenticatoio». Da qui Bruno come «uomo della memoria» che fa ricordare «da dove veniamo», le «nostre radici».

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