Che condanne al clan Muscatello
Dieci anni a figlio e nipote del boss

Pene pesanti a conclusione dell’udienza preliminare legata all’inchiesta Crociata del febbraio scorso

«Finché c’è l’ombrello dei Muscatello, nessuno prende sedia qui». Il giudice delle udienze preliminari di Milano sembra aver chiuso momentaneamente l’ombrello del clan di ’ndrangheta che comanda sopra Mariano Comense. Ventuno delle ventotto persone affiliate alla famiglia marianese e arrestate nel febbraio scorso con l’accusa - a vario titolo - di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di droga e violazione in materia di armi, sono state condannate con rito abbreviato, a pene dai sei ai dieci anni di reclusione.

La sentenza è stata pronunciata pochi giorni prima di Natale, a conclusione dell’udienza preliminare scaturata dall’inchiesta “Crociata” dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Monza, che a fine febbraio aveva smantellato un gruppo criminale legato alla Locale del clan Muscatello di Mariano Comense, facente riferimento all’ottantunenne boss Salvatore Muscatello, originario di Reggio Calabria e già condannato in via definitiva per associazione di stampo mafioso in seguito alla maxi inchiesta “Infinito”.

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