Cocaina, emergenza continua
Don Aldo apre un nuovo centro

La sede sarà in via Grossi, chiude Villa Bellingardi. Venti giovani in lista d’attesa

Si chiamerà «Porto franco» e sarà un centro di ascolto, consulenza e terapia per problemi da uso di cocaina e sostanze psicostimolanti, sede in via Tommaso Grossi. In collaborazione con il Dipartimento Dipendenze della Asl, è un nuovo servizio dell’Arca, l’associazione di don Aldo Fortunato che da trent’anni si occupa di recupero e di reinserimento dei tossicodipendenti e si rivolge a consumatori occasionali o continuativi, sopratutto adulti. «Per portarli fuori dal sommerso - spiega Don Aldo - perché hanno paura anche solo a parlarne».

Ma tutti sembrano aver paura a parlare di droga. Ne ha parlato di recente ed apertamente il prefetto, Sante Frantellizzi, con l’intenzione di organizzare un osservatorio permanente del fenomeno con le forze dell’ordine, la Asl, l’ufficio scolastico provinciale, l’Arca, ma anche con rappresentanti delle famiglie e dei ragazzi. Da troppo tempo, sembrava non importasse più niente a nessuno. «È un problema che ha diversi aspetti e non ha una soluzione globale - osserva don Aldo -  Perché è così diffuso? L’uso delle sostanze psicoattive è funzionale al nostro modo di vivere, contrassegnato dall’edonismo e dall’aver tutto e subito. Ma è impossibile lavorare sull’offerta, non si ferma, perchè muove una massa di denaro che non ce la immaginiamo neppure. Bisogna lavorare sulla domanda, cioè sui giovani e sugli adulti». In ogni caso, trafficanti e spacciatori non possono contare sull’impunità. «La partita della sola repressione è perdente - sottolinea don Aldo - trafficanti e spacciatori sono così tanti che non ce la faremo mai. Bisogna lavorare sulla prevenzione, che non è fatta da prediche, ma dalla realizzazione di momenti coinvolgenti e compartecipativi con i giovani, in modo che prendano gusto per le cose belle, a vivere in gruppi sani, facendo esperienze sane».

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