Condanna per botte. La colpa? Dell’alcol. «Ma si deve curare»

«Lasciatemi libera, per favore». Ma il rischio, concreto, è che potesse tornare a dormire alla stazione di San Giovanni. E ad abusare di alcol.

Ma lei, una donna di 29 anni originaria del Marocco, rimarrà ancora per qualche giorno in carcere, in attesa che venga individuata una struttura che la accolga e che la possa aiutare a recuperare dalla sua dipendenza all’alcol.

Si tratta di una storia di solitudine, in realtà, emersa durante un processo per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Nel novembre dello scorso anno la giovane si era giunta al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna di Como. Completamente ubriaca. E infreddolita.

Nonostante i tentativi di calmarla da parte del personale dell’ospedale di San Fermo, la donna ha iniziato a tirare calci e pugni, ferendo tre persone. Sono quindi dovuti intervenire le forze dell’ordine e un agente era rimasto ferito nel tentativo di bloccarla. Alla fine la donna era stata arrestata e portata in carcere.

Il processo si è concluso ieri, dopo una perizia psichiatrica che ha confermato la semi infermità mentale, causata proprio dalla sua dipendenza all’alcol. E lei stessa aveva ammesso che non si ricordava nulla di quel giorno, quando aveva picchiato 4 persone al pronto soccorso. Perché ubriaca.

«È una persona da curare, non da punire» ha sottolineato anche l’avvocato difensore della giovane marocchina, Simone Gatto. Che ha scelto la strada del patteggiamento, proprio per arrivare al minimo della pena possibile. Così si è arrivati, con l’accordo del pm Ferdinando Spanò, alla sentenza di 4 mesi di carcere.

E il giudice le ha spiegato: «Le stiamo cercando una struttura affinché possa curarsi. Prenda l’occasione per uscire dalla dipendenza dall’alcol. Perché altrimenti rischia di tornare ancora qui, in tribunale».

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