Esibizione a luci rosse per debiti di droga
Coinvolti un minorenne e la fidanzata

Como: da un processo per spaccio ed estorsione, la drammatica ricostruzione di un giovane indebitato per il “fumo”: «Un uomo pagò me e la mia ragazza perché ci esibissimo in un motel»

Vendersi in un motel della Bassa, accettando - ancora minorenne - di esibirsi in compagnia della fidanzata a favore di un adulto seduto lì accanto, in poltrona, e disposto a pagare fino a 500 euro per lo spettacolo.

Non proprio un bello spot antiproibizionista quello visto ieri in tribunale a Como, in occasione di un processo per spaccio ed estorsione a carico di un giovane di 23 anni residente a Rebbio, Mohamed Jannah, origine marocchina, detto Momo, che con l’episodio del motel non c’entra nulla ma che è accusato di avere ceduto nel dicembre del 2016 cento grammi di fumo a un minorenne residente in città, e di avere preteso a suon di sberle la restituzione di 1.600 euro in contanti.

Al di là del merito delle contestazioni - tutte da valutare, a maggior ragione dopo le dichiarazioni che l’imputato, assistito dall’avvocato Francesca Binaghi, ha reso davanti al giudice respingendo le accuse e fornendo una ricostruzione diversa da quella della Procura ma altrettanto coerente -, la vicenda consente di ricostruire alcune dinamiche sempre più radicate quando gioventù e droga si incontrano. Sullo sfondo ci sono di nuovo le palazzine e i locali di Rebbio, lo stesso quartiere dei ragazzini delle baby gang, un posto che rischia di tornare proverbiale come lo fu negli anni dell’eroina e dei furti di motorini e della fantomatica via Di Vittorio, negli anni Ottanta.

Qui, in un bar di via Paoli ha inizio, nel dicembre del 2017, questa brutta, bruttissima storia: «Frequentavo Momo alla discoteca Made - ha raccontato in aula il ragazzo che è la presunta vittima - Fu lui a farmi scoprire questa cosa nuova (la droga, ndr) che, disse, avrebbe risolto tanti miei problemi. Siccome mi piacque, lui si propose di rifornirmi, che i soldi, disse, glieli avrei poi restituiti con calma. Così, quel giorno, in un bar mi consegnò quel sacchetto...».

Nel sacchetto c’erano 100 grammi di marijuana che il ragazzino, all’epoca ancora minorenne e che da poco aveva rinunciato ad andare a scuola, si convinse di poter ripagare frequentando un non meglio precisato corso alberghiero. «Poi però - ha spiegato - continuando a fumare mi accorsi che non riuscivo più ad andarci, e che non sarei riuscito a saldare il debito. Momo iniziò a pressarmi sempre più fin quando, un pomeriggio, alla stazione degli autobus a Sant’Agostino, mi prese da parte e mi schiaffeggiò: voleva 1.600 euro». Soluzioni? Il ragazzo dice di averne cercate più d’una: prima inventandosi una storia per convincere mamma e papà a cedergli un migliaio di euro (non se la bevvero), poi rubando in casa una macchina fotografica e un pc, infine, l’episodio più grave, accettando l’invito di un conoscente della sua ex, un adulto che offriva denaro in cambio di certi spettacolini (e che sarà poi processato e condannato a Milano): «Ci venne a prendere in piazza Camerlata, a me e alla mia ragazza, con la sua Mercedes nera con i vetri oscurati... Andammo in motel, anche se io non potevo entrarci perché ancora non avevo compiuto i 18 ... Mi disse di abbassarmi, di nascondermi, poi entrammo in quella camera...».

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