Ex fabbrica di Acquaseria:
sotto accusa i lavoro infiniti

Sembra senza via d'uscita la questione del complesso immobiliare che sta sorgendo nell'area dell'ex cappellificio di Acquaseria, a San Siro. Da anni chi ha acquistato la casa aspetta di entrarvi, i lavori non sono terminati, il cantiere finisce nel mirino dei confinanti che lamentano l'assenza di misure di sicurezza. Il Comune ora lancia un ultimatum

Ad Acquaseria torna alla ribalta la questione dell'ex fabbrica. Nemmeno la Sardena Europa è riuscita, almeno per il momento, a portare a termine il recupero. Così non sono finiti i danni e i disagi  per chi ha acquistato un appartamento nel complesso del cappellificio e non lo può ancora occupare perché non abitabile, per chi ha investito più semplicemente in un box e si è trovato al centro del locale un pilastro che impedisce di entrarvi con l’auto.

Sul piede di guerra anche i confinanti che hanno espresso le loro preoccupazioni all'amministrazione comunale, non ultime quelle relative alla presunta mancanza di sicurezza del cantiere, con cavi elettrici volanti, perdite d’acqua negli appartamenti, una gru in pendenza, cumuli di detriti ovunque e sede stradale di via Lario pericolosa a causa di scavi aperti. 

Arduo individuare le responsabilità. Nel progetto di recupero targato Sardena è entrato ben presto anche l’uomo d’affari olandese Renè Coltof, già noto a Porlezza per i suoi mega-proclami su Porto Letizia dissoltisi in un clamoroso abbandono. Ad Acquaseria l’imprenditore dei Paesi Bassi ha acquistato all’ingrosso: 160 dei 194 appartamenti.
Le prime ottanta unità abitative sono state vendute, anche a qualche giovane coppia locale, ma in seguito tra Coltof e Sardena sono cominciati i dissapori, culminati alla fine del 2005 con l’uscita di scena del primo; a quel punto si è costituita un’associazione di famiglie olandesi, tuttora impegnata in un contenzioso con la società costruttrice, alla quale addebita una lunga serie di mancanze contrattuali. Ma a pagare le conseguenze sono i vicini e chi ha comperato casa e non può ancora goderne. Dall'amministrazione comunale però ora parte un ultimatum. 

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