Fissato il prezzo al tetto del gas, ma per il momento non serve

Energia La decisione è stata presa oggi in Unione Europea, ma al momento grazie a una combinazione di più fattori il price cap, fissato a 180 euro, si rivela inutile perché il gas oggi costa 50 euro al megawattora

180 euro: è questo il prezzo massimo fissato questa mattina, mercoledì 15 febbraio, come tetto al prezzo del gas in Europa. 180 euro al megawattora è il limite al di sopra del quale non sarà più possibile acquistare il gas sui mercati energetici dell’Unione Europea.

Il tetto al prezzo del gas - o price cap - è un meccanismo complesso, del quale in Unione Europea si è parlato a lungo nei mesi scorsi (l’approvazione però è arrivata solo a dicembre), come soluzione per evitare aumenti eccessivi del prezzo dell’energia, a seguito dell’invasione russa in Ucraina e delle sanzioni imposte alla Russa, principale fornitore di energia per molti paesi dell’Ue. Nel corso dell’estate il prezzo del gas infatti ha raggiunto i massimi storici, toccando i 300 euro al megawatt ora: quindici volte tanto il prezzo “normale”, che si aggira intorno ai 20 euro.

Ma ad oggi il price cap non serve: ecco perché

C’è però un curioso paradosso intorno all’introduzione del tetto al prezzo del gas proprio oggi: infatti, in questo momento, il price cap non serve. Il gas ora costa meno rispetto agli scorsi mesi (circa 50 euro per megawattora contro i 300 dell’estate). Insomma, il tetto al prezzo del gas sarà effettivamente operativo a partire da oggi, ma non verrà applicato fino a quando non se ne presenterà la necessità. Secondo alcuni esperti, potrebbe essere stata proprio l’incombenza dell’introduzione del tetto al prezzo del gas ad aver abbassato le quotazioni introducendo nei mercati la consapevolezza che sarebbe stato fissato un limite alle quotazioni. Secondo questa interpretazione il price cap avrebbe quindi funzionato come un calmiere contro la speculazione. A pensarla così sono anche Giorgia Meloni e Adolfo Urso, ministro delle imprese e del made in Italy: d’altra parte l’Italia ha sempre sostenuto l’introduzione del tetto, a differenza di altri paesi europei che temevano che col price cap i paesi fornitori avrebbero interrotto la vendita del gas a fronte di prezzi poco competitivi.

Più fattori hanno influito sulla diminuzione del prezzo del gas

Su questo punto però non tutti concordano: infatti secondo l’Agenzia europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia sarebbero state le normali dinamiche di mercato a portare il prezzo del gas a scendere. I fattori in campo sono senza dubbio numerosi: le temperature stagionali al di sopra della media, per esempio, hanno avuto come conseguenza una minore domanda di gas per i riscaldamenti all’interno degli edifici sia pubblici che privati, unitamente alla richiesta da parte del governo di abbassare di 1 o 2 gradi i termostati e una maggiore attenzione prestata dai cittadini e dalle imprese per risparmiare in bolletta, tanto che i depositi di gas europei ad oggi sono ancora pieni al 70%.

Gli stoccaggi di gas in Europa sono ancora pieni

Se dunque l’Unione Europea ha più gas di quello che serve in questo momento, sul mercato il suo prezzo cala: l’aumento dei prezzi la scorsa estate infatti può anche essere letto come conseguenza della rapidità con cui l’Unione Europea ha cercato di riempire gli stoccaggi, per garantirsi sicurezza energetica in vista dell’inverno e della continua situazione di incertezza data dalla guerra in Ucraina. Stoccaggi pieni perché, nonostante i timori di quest’estate, nel corso dell’inverno il gas sui mercati europei non è mai mancato e non è quindi stato necessario attingere alle riserve.

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