Gli Alpini e la sabbia del Don
Una mostra sulle guerre bianche

In una esposizione inaugurata in municipio a Maslianico, l’impegno delle penne nere a favore del paese ma anche un excursus sulle campagne condotta in Valtellina durante la prima guerra mondiale e sul fronte russo

Maslianico

C’è una settimana di tempo per visitare gratis una gran bella mostra. È stata allestita dagli Alpini in Municipio a Maslianico ed è aperta fino a domenica 10 novembre dalle 9 alle 12.30.

Documenta gli orrori di due guerre mondiali nel corso delle quali gli Alpini hanno immolato tante giovani vite, ma mira anche a ricordare quello che l’Associazione continua a offrire nel settore del volontariato, della protezione civile, della valorizzazione di memorie del territorio lariano.

Il neo costituito gruppo di Maslianico ha raccolto una rievocazione di memorie, eventi e iniziative. Ci sono documenti e struggenti testimonianze di vicende che - hanno detto nel momento dell’inaugurazione il sindaco Mario Luppi, il capogruppo Italo Colombo e il delegato della sezione di Como Capriotti - «non possono e non debbono essere dimenticati». Armi, attrezzature appartenenti a due guerre mondiali, proiettili, frammenti di granate, uniformi, perfino una teca contenente una manciata di sabbia del Don portata in Italia da reduci della tragica campagna di Russia.

Ma le testimonianze che maggiormente colpiscono sono quelle raccolte da un alpino di Monte Olimpino, Angelo Moretti, nel corso delle ripetute escursioni sul ghiacciaio Dosegù nell’alta Valtellina dove è stata combattuta la cruenta battaglia del San Matteo, nel primo conflitto mondiale, avvenuta alla quota più elevata, 3600 metri. Ci sono lo scarpone di un alpino caduto, una picozza spezzata, la punta di uno sci, alcune rachette. A margine dell’inaugurazione Moretti ha ricordato particolari di quell’evento.

«Fu dal ghiacciaio del Dosegù che gli alpini capitanati dal tenente Compagnoni, tentarono una ardita impresa per conquistare la cima del San Matteo, considerata da entrambi gli schieramenti la montagna simbolo. Cinque pattuglie la notte del 13 agosto 1915 partirono all’assalto delle vetta e catturarono lgli austriaci in una grotta di ghiaccio. La reazione nei giorni successivi fu massiccia. Il nemico distrusse le gallerie di ghiaccio dove erano attestati i nostri alpini, che da allora sono sepolti lassù».

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