Il sogno degli svizzeri?
Prendersi la Lombardia

Il principale quotidiano svizzero, il Neue Zuercher Zeitung, lancia l’idea di annettere le regioni di confine e soprattutto la Lombardia

Cinque secoli dopo la cocente sconfitta di Melegnano, gli svizzeri sognano di cambiare la storia e di riconquistare (non “manu militari”) la Lombardia.

Il progetto geopolitico a lungo termine, si fissa il 2050 come termine, è stato proposto dalla testata zurighese Neue Zürcher Zeitung, principale quotidiano svizzero, in un lungo articolo sul futuro della Confederazione. Ricordando come dal Congresso di Vienna del 1815 la nazione di Guglielmo Tell non subisca sostanziali cambi di confine e tenendo conto dell’equilibrio linguistico, si potrebbe pensare, nei prossimi trent’anni, a un ingrandimento inglobando regioni tedesche (Baden-Wuerttemberg), francesi (Savoia) e italiane.

A questo proposito, si batte molto il chiodo sulla Lombardia: si sottolinea come sia parte della cosiddetta “banana blu”, la zona economicamente forte d’Europa, comprendente Milano, Zurigo, Monaco di Baviera, Stoccarda, Francoforte, Bruxelles e Amsterdam fino all’Inghilterra.

Inoltre, si ricorda la battaglia di Marignano (chiamata anche “battaglia dei giganti”) dove, nel 1515, l’alleanza franco-veneta (costituitasi nell’ambito della Lega di Cambrai), sbaragliò gli svizzeri e riprese il controllo sostanziale del Ducato di Milano. In questo modo, sogna in grande la Neue Zürcher Zeitung, la confederazione potrebbe diventare membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e partecipare al G7.

L’argomento, ogni tanto, spunta. Cinque anni fa Ueli Maurer, ministro della Difesa della Confederazione, aveva affermato: «Annettere la Lombardia non sarebbe un problema: rappresenta circa il 90% del totale di tutti gli scambi commerciali con il nostro Paese». Fu un terremoto con tanto di marcia indietro, precisazioni e scuse finali, ma a favore della proposta intanto avevano firmato 200mila persone.

Due anni dopo, la docufiction “Operazione Lombardia” andata in onda sulla prima rete della televisione svizzera aveva riacceso il dibattito. C’è chi, scandalizzato, la considerava una ferita per l’onore nazionale («non moriremo svizzeri»), altri, invece, avrebbero fatto carte false per non essere più “taglian” (dispregiativo etnico ticinese) e diventare, finalmente, rossocrociati.

Nel film s’immaginava un progetto concordato ai tempi del governo Berlusconi per una cessione da 300 miliardi di franchi che avrebbe fatto sorgere la nuova Svizzera allargata alla Lombardia.

Oltre alle agevolazioni economiche e fiscali di cui avrebbe giovato la regione italiana, Berlusconi contava così facendo di risolvere i guai giudiziari, su tutti il caso Ruby. 

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