Insubria, scure dei pm
Pene per quasi quattro secoli

Complessivamente per tutti i 35 gli imputati - Per i lecchesi 14 anni e 8 mesi a Marinaro, tra i 13 e i 9 anni la pena per tutti gli altri

Richieste di condanna pesantissime, dai 9 ai 20 anni di reclusione, pene già scontate di un terzo come prevede la scelta del rito alternativo. Non hanno avuto dubbi, questa mattina in tribunale a Milano, i pubblici ministeri Paolo Storari e Francesca Celle della Direzione distrettuale antimafia, nel chiedere condanne per tutti e 35 gli imputati a giudizio con il rito abbreviato in uno dei due processi scaturiti dall’inchiesta Insubria. Per quanto riguarda i lecchesi, la richiesta di condanna più elevata è stata quella avanzata nei confronti di Giovanni Marinaro, 14 anni e otto mesi più tre anni di regime casa-lavoro: Marinaro, residente a Calolziocorte, era già stato condannato per i reati di associazione mafiosa e traffico di stupefacenti nell’ambito dell’indagine Wall Street. Sono stati invece chiesti 13 anni e 4 mesi di carcere (più tre anni di sorveglianza speciale) per il presunto capo del locale di Calolzio Antonino Mercuri, residente ad Airuno, e per il suo braccio destro Antonio Mandaglio, casa a Carenno.

La prossima udienza, con le prime repliche degli avvocati difensori, è fissata per venerdì. Quindi ancora il 12 e il 14 maggio. Poi ci potrebbero già essere le repliche. La sentenza, a meno di sorprese dell’ultima ora, entro fine mese.

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