«Io, Bonelli di Vivere
Quanti ricordi a Torno
sul set al Belvedere»

L’attore Giorgio Biavati ricorda i tempi d’oro «La soap era vista da sei milioni e mezzo di persone»

«Io interpretavo la parte di un uomo con tre figlie un po’ birichine, diciamo. E anche mia moglie era un po’ così. A un certo punto della soap mia moglie scappava con un farabutto. La gente mi inseguiva e mi diceva “Giovanni tu quello lo devi ammazzare””». Ma lui non era Giovanni era Giorgio, Giorgio Biavati, l’attore che interpretava Giovanni, ma ormai per la gente era tutt’uno il suo personaggio televisivo.

I fan sul set

La gente di cui parla Biavati, erano gli spettatori della soap Vivere. Lui era Giovanni Bonelli, titolare della Locanda Bonelli, quella che tutti cercavano a Torno fuori dall’albergo Belvedere ora gestito dalla famiglia di Alì Ekici. Le riprese della telenovela di Canale 5 che ha spopolato dal 1998 al 2008 sono state girate proprio qui, fuori dall’albergo storico, riaperto dopo 10 anni dagli stessi gestori del ristorante al Vapore. E Giorgio Biavati era uno dei protagonisti, quello con più anni (50 all’inizio delle riprese) e con più esperienza.

«Mi ricordo le levatacce per venire sul lago. A Torno giravamo le esterne mentre la locanda era stata ricostruita negli studi che, per un po’ di anni sono stati a Milano. Poi sono stati spostati a Torino, e lì, sì, dovevamo alzarci alle 4 e mezzo del mattino per arrivare a Torno. Poi c’era il trucco, la preparazione e tutto il resto e la sera tornavamo indietro. Dormivamo a Como solo se erano previste esterne in notturna. Allora arrivavamo a Torno nel pomeriggio, giravamo fino alle 2-3 di notte ».

I primi anni sono stati meravigliosi. «Il cast ideato dal direttore Daniele Carnacina era perfetto. Con mia moglie, Elisabetta De Palo, c’era un rapporto bellissimo, molta confidenza al punto che io scrivevo le battute anche per lei. Per essere reali infatti noi dovevamo scriverci i dialoghi e quindi Giovanni doveva parlare come avrebbe fatto Giorgio perciò, in un certo senso, la sovrapposizione percepita dal pubblico era vera. Anche con le mie tre figlie il rapporto era bellissimo al punto che un giorno la più piccola, Manuela Maletta, che è di Lecco, viene e mi dice: “Sai papi ho conosciuto un ragazzo, ma non sono sicura, Posso portartelo a cena cosi mi dici al tua impressione”. E io le ho detto: “ma certo”. Sono ancora in contatto con tutte loro, anche con l’amante, nella soap ho avuto anche quella, Vera Castagna».Torno era meta di un continuo pellegrinaggio di fan che volevano assistere alle riprese, conoscere gli attori e farsi le foto sul set.

Bei ricordi

Biavati viveva a Roma con mia moglie (quella vera) Elisabetta Fogazzaro che è una produttrice. E ogni sabato prendeva il treno da Milano per tornare a casa, a Roma e ritornava a Milano la domenica. Invece quando era a Torino prendeva l’aereo al venerdì sera e al lunedi mattino all’alba.

«Io venivo dal successo enorme della Freccia Nera - ricostruisce Biavati che è del 1939 -. All’epoca c’era un solo canale quindi ci avevano visto tutti. Vivere per me era tornare alla magia di quando ero bambino. I miei avevano un laboratorio scenotecnico a Bologna. Arrivavano gli alberi e io li vedevo trasformarsi nelle magie del palcoscenico. Sul set di Vivere era lo stesso, c’erano sempre i tecnici in azione. Poi sono arrivati altri attori, c’erano molte rivalità sul set, anche tensione, ma io sono sempre andato d’accordo con tutti, Com’erano i comaschi? Gentili, poi mi ricordo una signora bellissima, così bella che me la ricordo ancora adesso». Quando fu annunciata la chiusura di Vivere ci fu un’insurrezione ma non bastò. «Io dopo ho girato un film, Mandala con Max Leonida e ho scritto varie sceneggiature. Ho altre sorprese in serbo ma ora è troppo presto per dirle».

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