La tragedia di Venezia
Ipotesi errore umano

La Procura di Venezia ha aperto un fascicolo - Alta velocità e traiettoria sbagliata le possibili concause

È stato con tutta probabilità un errore umano a causare il tragico incidente di martedì sera.

Almeno, è questa l’ipotesi prevalente tra quelle alle quali la Procura di Venezia sta lavorando, pur non scartandone alcuna. L’alta velocità e la traiettoria sbagliata sembrano infatti gli unici fattori alla base del violentissimo urto costato la vita ai lecchesi Fabio Buzzi, industriale e pilota di fama mondiale, e Luca Nicolini, a sua volta imprenditore e pilota, oltre all’olandese Erik Hoorn, terza vittima tra i quattro piloti che avevano appena fatto segnare il record sull’asse Montecarlo-Venezia.

Il quarto membro dell’equipaggio, Mario Invernizzi, si è miracolosamente salvato, sbalzato fuori dal motoscafo nel momento dell’urto con la lunata.

È proprio questo l’elemento cardine attorno al quale ruotano tutti i ragionamenti degli inquirenti. Questa lunga lingua di scogli artificiali posizionati a protezione del Mose sorge esattamente di fronte alla bocca di porto del Lido di Venezia e potrebbe aver tratto in inganno, con le luci che la segnalano, lo stesso Buzzi, che stava conducendo la sua barca ancora a velocità elevata (circa 75 nodi, pari a 130 km/h) e che potrebbe averle scambiate proprio con quelle che delimitano l’accesso al porto. Tanto più provenendo da sud. Servirà comunque la perizia al natante per sgombrare definitivamente il campo dal dubbio (minimo, a dire il vero) che si siano verificati guasti tecnici, mentre le autopsie verranno disposte forse già oggi per chiarire le cause della morte. Poco cambia, in realtà, per i familiari e gli amici che oggi piangono i loro congiunti, ma l’analisi autoptica servirà a definire se fatale sia stato l’impatto con la barriera oppure se il decesso sia da imputare ad annegamento.

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