La fuga di capitali non conosce crisi
Intercettati 70mila euro ogni giorno

La finanza ha bloccato 25 milioni di euro in contanti: il 10% in più di un anno fa

Rispetto al 2012 più che raddoppiate le persone sorprese con il tesoretto in auto

Chissà cosa succederà adesso, che molte banche ticinesi hanno iniziato a inviare ai propri clienti una lettera in cui si annuncia, con la fine sostanziale del segreto bancario e l’imminente - almeno così sembra - accordo tra Italia e Svizzera sul rientro dei capitali, la decisione di collaborare con le autorità fiscali del nostro Paese. È lecito attendersi, forse, un incremento dei viaggi di valuta da e per il Canton Ticino.

Di sicuro l’anno che è appena finito ha segnato un aumento nel flusso di capitali attraverso i valichi. Più contanti, meno titoli di credito, più sequestri e soldi incassati grazie alle oblazioni. Ma anche più persone fermate e il cui nome è finito nei verbali delle fiamme gialle.

Hanno sfiorato quota duemila le persone intercettate ai valichi comaschi perché trovate in possesso di contanti oltre il limite consentito dalla legge. In realtà non esiste un limite all’esportazione - o all’importazione - di valuta, ma oltre i 10mila euro si è costretti a dichiarare quanto si ha in tasca (o nella valigetta) ai finanzieri. Chi non lo fa rischia il sequestro del 40% della cifra che eccede la soglia di legge ammessa.

Lo scorso anno i finanzieri hanno così intercettato quasi 25 milioni e mezzo di euro tra contanti contanti e titoli di credito che non erano stati dichiarati. Complessivamente è stata sequestrata valuta per oltre 4 milioni di euro e le persone che hanno deciso di oblare per poter ottenere il dissequestro di quanto prelevato dai finanzieri hanno versato alle casse dello Stato oltre 700mila euro.

Sono numeri che segnano un trend in aumento. Lo scorso anno la valuta intercettata si era fermata a una somma complessiva di 22 milioni di euro, mentre l’anno prima era stata pari a 17 milioni e mezzo. In realtà i numeri degli anni passati sono superiori, ma falsati da singoli sequestri di titoli di Stato e di cambiali sulla cui autenticità le stesse fiamme gialle avevano avviato accertamenti.

Accanto alla valuta, i finanzieri comaschi hanno anche intercettato settecento persone trovate in possesso di quella che, tecnicamente, si chiama documentazione attestante la disponibilità di valuta all’estero. Tradotto si parla di estratti conto, ricevute e annotazioni bancarie che vengono acquisite e sulle quali le autorità fiscali iniziano a effettuare accertamenti per stabilire l’effettiva esistenza di conti all’estero. Questa somma, rispetto agli anni scorsi, è in diminuzione.

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