La sentenza al processo «Infinito»
Confermati otto secoli di carcere

Con la sentenza della Cassazione si chiude il processo «Infinito» avviato nel 2010. Un centinaio di condanne ad otto secoli di carcere

Più ancora del centinaio di condanne ad otto secoli di carcere, la sentenza della Cassazione sul primo troncone del processo «Infinito» emessa ieri notte, rappresenta una svolta storica. Per la prima volta in via definitiva afferma l’unitarietà dell’organizzazione mafiosa ’ndrangheta, l’esistenza di un organismo di vertice rappresentato da cariche elettive e temporanee stabilite dalle tre “Province”, della Piana, della Ionica e di Reggio, con il compito di costodire le regole che legittimano gli associati a Locri come in Lombardia, dirimere le controversie ed assumere le principali decisioni. Ma anche le delocalizzazione della ’ndrangheta fuori dalla Calabria, fin nel cuore del Nord dove “La Lombardia” coordina le “locali” tra le quali quelle di Canzo, Mariano Comense ed Erba.

Passa cioè l’idea di una ’ndrangheta non più come un’associazione frammentaria divisa in clan, ma come una struttura sostanzialmente unitaria, governata da un vertice che garantisce l’applicazione delle regole e coordina e legittima le varie strutture territoriali.

La sentenza di ieri notte ha pressochè confermato quasi tutte le condanne ai 92 imputati per otto secoli di carcere. Tra le accuse oltre all’associazione mafiosa, anche le estorsioni, la detenzione di armi, le pressioni per ottenere appalti.

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