La tragedia di Chiareggio
La disperazione del papà
«Fatemi cercare mia figlia»

La testimonianza: l’uomo, ferito, non voleva essere portato via. Racconto di un turista: «Pensava a tornare dove il fango l’ha inghiottita»

«Lasciatemi andare, sto bene, non voglio andare in ospedale. Lì c’è mia figlia, devo trovare mia figlia. Lasciatemi andare». Le urla strazianti di un padre, uscito miracolosamente vivo tra un’inimmaginabile tragedia, ma impotente davanti al dramma che si stava consumando e che poteva vedere con i suoi occhi.

Ferito gravemente, una ferita aperta nell’addome, il papà della bambina di dieci anni rimasta travolta dalla frana, non ne voleva sapere di lasciarsi curare, voleva solo tornare dove la colata di fango aveva inghiottito l’auto su cui viaggiava anche sua figlia. A raccontare l’angosciante dettaglio un turista di Cesano Maderno, Fabio Pusterla, che si è ritrovato davanti al drammatico spettacolo appena pochi minuti dopo che la frana si era abbattuta sulle due auto.

«Era appena successo - racconta Pusterla -. Io ero con mia moglie, stavamo tornando a Chiareggio, dove siamo in vacanza, dopo un giro nei dintorni. Abbiamo visto quest’uomo ferito che cercava di liberarsi dai soccorritori, non voleva andare in ospedale, gridava che doveva tornare a cercare la figlia. E’ stato straziante».

Nella zona, al momento del distacco di materiale dal versante montano, stava piovendo, e tanto.

Il geologo

«Si è trattato di un fenomeno chiamato “debris flow” - spiega il geologo Maurizio Azzola, intervenuto sul luogo per un sopralluogo e, in particolare, per verificare la situazione sul versante - ossia una colata di detriti, un tipo di frana particolarmente pericoloso perché si innesca all’improvviso quando si verificano precipitazioni abbondanti. Si crea un flusso di fango ad alta intensità, ma anche veloce, che porta a valle detriti, massi anche di dimensioni enormi, con una forza travolgente davvero incredibile».

Per fare qualche esempio, il geologo Azzola spiega che si trattava di “debris flow” lo smottamento che ha spazzato via l’albergo in Val Tartano durante l’alluvione del 1987, ma anche la frana che ha investito una donna e sua figlia in auto a Sazzo diversi anni fa. «Sono tra le frane più pericolose - prosegue l’esperto - perché sono immediate e imprevedibili. Non sappiamo da che altezza sia iniziato il distacco, più o meno da metà montagna. Ma non esiste un punto preciso, l’acqua ha trascinato a valle il materiale».

E il versante, dopo la terribile frana, non può considerarsi in piena sicurezza. «Questo tipo di fenomeno - conclude Maurizio Azzola - è legato alle precipitazioni. Quindi adesso (nella serata di ieri, attorno alle 21, nda.) lo smottamento sembra essersi concluso, e se non ci sono nuove grosse precipitazioni si può dire esaurito. Se, invece, dovesse piovere ancora è possibile che si verifichino nuovi distacchi».

In serata, il materiale è stato parzialmente rimosso dalla sede stradale, ma la strada ovviamente non è stata ancora riaperta proprio per il pericolo di nuovi distacchi anche tenendo conto delle previsioni meteorologiche.n 
Susanna Zambon

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