L’agente del fisco: «Era “nero”
ma non ho preso mazzette»

Lo Conte confessa di aver ricevuto soldi: «Solo consulenze, non era corruzione»

«Non ho provocato alcun danno all’Agenzia delle Entrate».

«Era diventato praticamente un secondo lavoro. In nero, ma senza aver portato via nemmeno un euro all’Agenzia delle Entrate».

Sono queste le giustificazioni addotte da Rosario Lo Conte, 61 anni, originario di Aviano Irpino, finito in carcere con l’accusa di corruzione a seguito di un’indagine condotta dagli uomini della Guardia di finanza della Compagnia di Lecco su presunte mazzette ricevute, in qualità di funzionario dell’Agenzia dell’Entrate, per “sistemare” alcune pratiche.

Rosario Lo Conte è funzionario dell’Agenzia delle Entrate in attività a Erba, ma fino al marzo 2012 ha svolto il compito di reggente e capo ufficio controlli della direzione provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Lecco.

I casi contestati

Gli episodi contestati riguardano tre presunte bustarelle

Queste le accuse. Ma Rosario Lo Conte, assistito dall’avvocato Massimo Ambrosetti, si è difeso dalle accuse ieri mattina in carcere, dove è stato sentito per l’interrogatorio di garanzia dal giudice Maria Luisa Lo Gatto. «Lo Conte - ha spiegato Ambrosetti - ha chiarito la sua posizione. Ha ammesso di aver preso quei soldi, ma solo come consulenze per poter redigere i ricorsi in maniera corretta. In sostanza, all’Agenzia delle Entrate, non è stato sottratto nemmeno un euro. Si è trattata di un’attività di consulenza, è vero in nero, ma non c’è stata corruzione».

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