L’ansia della maturità
Come gestirla al meglio

I consigli dell’autorevole pedagogista Mantegazza

oggi nelle pagine dedicate agli attacchi di panico

«L’esame di maturità suscita ansia, nella gran parte degli studenti. Credo che questo dipenda dal fatto che “esame” sia un termine (purtroppo) connesso a “competizione”. Troppo spesso viene presentato come qualcosa di negativo. Suscita timore. La maturità è invece da considerare una bella sfida non tanto perché si compete (con i compagni, con i docenti), ma perché la propria passione viene messa alla prova. Si confonde la maturità come la gara contro qualcuno, mentre si tratta di un momento di protagonismo. Come l’attore che recita l’“Amleto”: se l’applauso arriva, tanto meglio, altrimenti pazienza.

Dovremmo riflettere sul fatto che la scuola non appassiona, non sa rendere la cultura qualcosa che piace. A questo mi sento di aggiungere che, tra i ragazzi, c’è un aumento nell’uso di sostanze: dagli integratori agli psicofarmaci, per lo più con il tacito assenso dei genitori. Invece è meglio una notte insonne dei sonniferi. Che la maturità venga vissuta con un po’ d’ansia è naturale. Ma la sfida è di renderla positiva, uno stato d’animo che carica. Ai ragazzi faccio questo esempio: «quando facevi la doccia, ti profumavi per incontrare la tua ragazza, provavi certo un po’ d’ansia. Un’ansia buona». Come alla partita di qualche finale importante. Ecco, l’esame di maturità andrebbe visto così, con un pizzico di paura “sana” che mobilita il meglio di ognuno di noi». (Testo raccolto da Vera Fisogni) 

* Docente di Pedagogia, Università Statale Bicocca Milano

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