L’Anticorruzione: «Costi ingiustificati
per le nuove paratie»

In esclusiva in contenuti della lettera di accuse al Comune: «Aumenti abnormi». Critiche a Lucini per lo stop ai lavori dal 2012. A rischio la ripresa

Quei due anni e mezzo di stallo, impiegati dal Comune di Como per rifare il progetto paratie e poter riaprire il cantiere sul lungolago, non sono piaciuti all’Anticorruzione. Che nella lettera recapitata in Comune, con la quale comunica l’apertura di un procedimento formale, riporta una lunga serie di critiche all’accidentato iter del progetto, critiche che mettono a rischio l’ammissibilità della nuova variante, presentata in consiglio comunale la settimana scorsa.

Alla vigilia della convocazione a Roma, di fronte agli ispettori dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, di Antonio Ferro (il dirigente di Palazzo Cernezzi responsabile del procedimento) siamo in grado di svelare i contenuti della comunicazione inviata dall’ufficio vigilanza dell’organismo presieduto da Raffaele Cantone.

L’Anticorruzione, che si occupa di vigilare sui contratti pubblici, ha avviato un «procedimento per la verifica della sussistenza dei presupposti di ammissibilità della variante» che, nelle intenzioni dell’attuale giunta, dovrebbe finalmente sbloccare il cantiere. Variante la cui gestazione è durata due anni e mezzo e che ha fatto quasi raddoppiare i costi dell’opera. E sulla quale pesano una serie di pesantissimi dubbi degli ispettori romani.

La prima perplessità riguarda proprio i tempi dettati dalla giunta Lucini. La sospensione dei lavori per arrivare alla predisposizione della variante numero 3 ha avuto una «durata eccessiva», scrive l’ufficio vigilanza, ma soprattutto ha portato a «un aumento abnorme del contratto (prossimo al raddoppio) e del quadro economico dell’intervento». La cifra di cui stiamo parlando sfiora i 33 milioni di euro, contro un gara d’appalto vinta da Sacaim per 15 milioni e salita a 19 con le prime due varianti.

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