Cronaca
Venerdì 04 Aprile 2008
Lanzo: tangenti e cemento
Accuse all'ex assessore
Tre trestimoni convocati dal sostituto procuratore Mariano Fadda hanno indicato l'amministratore locale che avrebbe chiesto tre milioni di franchi al direttore manager del gruppo d'affari svizzero intenzionato a ristrutturare l'albergo villa Violet
LANZO D'INTELVI - Sono tre i testimoni convocati nelle scorse settimane dal sostituto procuratore della Repubblica, Mariano Fadda, che hanno indicato nell’ex assessore Sergio Losito, medico di base a Lanzo e San Fedele Intelvi, il fin qui misterioso amministratore locale che avrebbe chiesto tre milioni di franchi al direttore manager del gruppo d’affari svizzero-arabo-olandese intenzionato a ristrutturare l’albergo villa Violet.
Jan Marsman, direttore della Wimatex di Zugo, pensava in grande: oltre alle cento camere al posto dell’ex Violet, una beauty farm, un centro sportivo, un istituto per la riabilitazione oltre a un complesso da mille e una notte sotto la Sighignola, in una zona che il Comune ticinese di Arogno voleva tutelare e che gli amministratori intelvesi sembravano invece disponibili a lottizzare, nonostante il fermo no dell’Ufficio territoriale della provincia.
«Siamo al lavoro», diceva Marsman, anche perché il comune di Arogno, che dovrebbe ospitare il 30 per cento della struttura sotto la Sighignola, ultimamente «mantiene un atteggiamento passivo - spiegava il sindaco di Lanzo Alfredo Delbò - Presto ci metteremo tutti attorno a un tavolo per chiarire quali sono le intenzioni reali».
Delbò in effetti si è messo intorno a un tavolo, ma era quello della Procura. Sua la firma sotto l’esposto presentato poco prima che la giunta cadesse sotto i colpi dell’opposizione e soprattutto della fronda scoppiata in seno alla sua stessa maggioranza. Tre persone che avevano cominciato a votare contro, a cominciare proprio da Sergio Losito. Qualche settimana dopo il rientro dall’Indonesia, Delbò è andato da Fadda per confermare quanto contenuto nella denuncia. Losito, sostiene in pratica l’esposto, un bel giorno di fine settembre avrebbe comunicato al primo cittadino e ad altri membri di giunta di aver incontrato il manager del gruppo arabo-svizzero e di aver chiesto i tre milioni di franchi in cambio del via libera all’operazione del Violet. Una richiesta individuale intesa in nome collettivo che avrebbe scatenato il pandemonio in giunta.
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