«Ma quali attentati
volevo aiutare i bimbi siriani»

Così ha detto al giudice Moutharrik Abderrahim. Anche la moglie si è difesa: «Siamo in Italia da 16 anni, mai avremmo organizzato un attacco qui»

«Vedendo le immagini dei bambini martoriati volevo andare in Siria ad aiutare la popolazione e non arruolarmi nell’esercito dell’Isis». Così ha Abderrahim Moutharrik uno degli arrestati la scorsa settimana per sospetti legami con l’Isis, davanti al gip Manuela Cannavale. L’uomo come ha riferito il suo difensore l’avvocato Francesco Pesce, si è difeso, così come la moglie, spiegando che non avrebbe organizzato un attentato in Italia dove vive da 16 anni.

Come ha riferito l’avvocato Pesce al termine dell’interrogatorio Moutharrik e sua moglie Salma non hanno risposto in particolare su presunti progetti di attentati a Roma, al Vaticano, in quanto il giudice non ha posto la domanda specifica. «Però - ha aggiunto il legale - sono in Italia da 16 anni, sono cresciuti qui e si sono integrati e hanno spiegato che mai avrebbero fatto seriamente male a qualcuno».

Il difensore rispondendo ad alcune domande sulle intercettazioni ha affermato che i suoi assistiti non hanno negato di avere detto quelle frasi ma «hanno precisato che vanno lette in un contesto più ampio e che dal dire al fare ne passa». Riguardo alle espressioni di ammirazione per il fratello Khachia, morto martire hanno spiegato che «è una figura che peril Corano riveste una certa importanza. Nei loro discorsi non hanno esaltato l’attentatore ma il martire». A detta del legale inoltre i due, «disperati in quanto pensano a due loro figlioletti di 2 e 4 anni ora affidati ai nonni» hanno ammesso di avere avuto rapporti con persone che però non erano direttamente collegate con l’Isis ai quali loro avevano chiesto il nulla osta, la tazkia, per entrare in Siria dove volevano andare ad aiutare la popolazione dopo avere visto le immagini dei bimbi martoriati. Riguardo ai finanziamenti chiesti dalla coppia che per gli inquirenti sarebbero serviti per lasciare l’Italia e andare nei territori del califfato «hanno giustificato che servivano per coprire altri debiti e acquisto per passeggino per un amico comprato online».

A questo punto l’avvocato Pesce ha annunciato che farà istanza di scarcerazione per il marito e la moglie marocchini ma residente a Lecco al tribunale del riesame. Da quanto si è saputo anche la quarta arrestata che si chiama Wafa Koraichi ha risposto alle domande del gip e ha reso la sua versione dei fatti.

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