Mimose abusive, nuova lite
Il centrodestra si spacca

La polemica De Santis (FdI): «Tolleranza zero verso le piccole illegalità» Ma la collega di gruppo Maesani: «Una presa in giro le multe ai venditori»

«Ho fatto un sogno» esordisce Patrizia Maesani, sempre più voce fuori dal coro del centrodestra. Le critiche mosse dal consigliere di Fratelli d’Italia all’operazione contro i venditori abusivi di mimose, rivendicata non senza una punta d’orgoglio dall’assessore Elena Negretti, hanno avuto l’effetto di spaccare il centrodestra.

E adesso, al commento apparso sulla pagina Facebook di Amelia Locatelli, Forza Italia, a sostengo della Maesani («a volte ci si impegna molto per le formalità. È ora di badare alle sostanze. Non disperdere le forze sulle banalità. Ci attendono problemi veri. Grazie Pat»), fa eco una serie di dichiarazioni che prendono le distanze da quanto affermato dalla Maesani.

È il consigliere Sergio De Santis, Fratelli d’Italia, a lanciare la prima pietra: «Non potrò mai accettare il buonismo che tollera i tuffi nel lago dove vigono i divieti di balneazione... chi non paga il biglietto dell’autobus perché tanto scendo tra due fermate e comunque non controlla nessuno, e quindi sono anche a favore dei sequestri di mimose degli abusivi, che invece dovrebbero mettersi in regola e pagare le tasse. Si chiama tolleranza zero verso le piccole illegalità che, secondo molti studiosi di sociologia criminale, sono la base di degrado, le cosiddette piccole inciviltà, da cui partono poi fenomeni più pesanti, tra cui baby gang, alcolismo, violenze».

Una stoccata proprio alla Maesani che aveva invocato maggiore impegno da parte del Comune e della polizia locale per prevenire fenomeni di devianza sociale, come appunto quello delle baby gang.

L’intervento di De Santis ha aperto la strada. Matteo Ferretti, capogruppo a Palazzo Cernezzi approva: «Un intervento giusto, quello di De Santis, c’è chi lavora con i fiori, ed è giusto tutelarli. Non sarebbe nemmeno da mettere in discussione».

E la Maesani? «Ha fatto un intervento col cuore, non con la testa. Non capisco come possa contestare l’amministrazione comunale su questo fronte, che ripeto, è nel giusto».

E Confesercenti, da tempo vicino alle posizione della Lega, palude all’intervento del Comune: «Avevamo sollecitato tale tipo di intervento - sottolinea il presidente di Confesercenti Claudio Casartelli - e ci auguriamo che tali azioni si ripetano anche in occasione delle prossime festività. I soldi dati ai venditori abusivi alimentano un racket che sfrutta gli stessi venditori, ai quali va in tasca un minima parte degli incassi: uno Stato serio non tollera l’illegalità diffusa, ma avvia percorsi di avviamento lavorativo legale per il pieno inserimento di cittadini italiani e stranieri all’interno della comunità».

Maesani però non demorde. Sentita per telefono, risponde alle accuse che le piovono addosso: «Ma io sono contro l’abusivismo tutto l’anno, non solo l’8 marzo. Mi metto nei panni dei fioristi che pagano tasse ed affitti e si vedono bruciare il mercato dell’8 marzo dai venditori abusivi. Capisco la loro rabbia e la loro frustrazione. Da assessore al commercio ho fatto le mie sante battaglie, magari non seguite da trionfali comunicati stampa, ma le ho fatte, eccome. Sono per un’applicazione della norma sempre e comunque ma non sono per gli spot ad effetto che rasentano la presa in giro. Perché l’iniziativa dell’8 marzo suona come una presa in giro, posto che ieri sera camminavo per il centro di Como ed ho incontrato ben due venditori che mi hanno offerto rose. E non mi si dica che al comando dei vigili nessuno si è avveduto che venditori di rose ci sono tutti i santi giorni. Che senso hanno poi quelle sei multe da 18mila euro che non si potranno mai incassare?».

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