Moschea, viaggio tra i canturini
«La città ha bisogno di ben altro»

Una valanga di «no» seguendo il porta a porta della Lega

Vicina la quota di tremila firme: preoccupazione per la sicurezza

La premessa che viene fatta è sempre quella, «non sono razzista». Ma poi si prende la penna e si barra la casella per dire di no alla moschea.

Qualcuno dice che se potesse firmerebbe dieci volte contro, qualcuno si lascia andare a giudizi poco simpatici contro l’amministrazione, qualcuno quasi si giustifica per averlo fatto, per non passare per intollerante.

Ma il risultato non cambia. E di fronte alla crisi più di uno dichiara che Cantù avrebbe bisogno di ben altro che di luoghi di culto per gli islamici.

Cronaca di un pomeriggio qualunque in una strada qualunque di Cantù, dove il deputato della Lega Nicola Molteni e il capogruppo Alessandro Brianza ieri pomeriggio si sono messi a suonare i campanelli delle case per promuovere la propria consultazione popolare informale per opporsi all’apertura di una moschea in un capannone di via Milano 127 C. L’obiettivo dei tremila votanti è ormai vicino, e il porta a porta di ieri ne ha fruttati un’altra trentina.

La preoccupazione principale è per motivi di sicurezza, ma c’è anche un imprenditore che rileva il paradosso di essersi trasferito accanto a quel capannone per avere tranquillità e che ora rischia di avere gli stessi problemi logistici di quando era in centro.

Leggi i commenti sul giornale oggi in edicola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA