Nelle mani della camorra
l’oro della rapina in A9

Nell’aprile del 2013 un commando assalì un furgone portavalori in autostrada. Il bottino di dieci milioni di euro in lingotti sarebbe stato fuso nella zona di Caserta

Che fine ha fatto l’oro della celebre rapina al portavalori di Turate, commessa sull’autostrada A9 nell’aprile dello scorso anno? Mentre la Procura si appresta a chiudere l’indagine - che come noto coinvolge diciotto persone - filtrano alcuni dettagli inerenti la più pressante di tutte le domande, e cioè quella relativa al destino dei dieci milioni di euro in lingotti d’oro.

Secondo squadra mobile e polizia giudiziaria della Procura di Como, tutta la refurtiva sarebbe stato fusa neppure 24 ore dopo la rapina. In altre parole l’oro sarebbe andato perduto, riciclato in nuovi lingotti poi reimmessi sul mercato tramite canali leciti, di fatto scomparendo nel nulla. Nei mesi scorsi gli agenti della Mobile hanno svolto una serie di perquisizioni e accertamenti all’interno di una fonderia dalle parti di Marcianise, terra di camorra per antonomasia, un posto al quale sarebbero stati indirizzati nel corso dell’attività di indagine. La perquisizione avrebbe dato esito del tutto negativo.

L’impressione, in ogni caso, è che l’oro sia finito proprio da quelle parti, nel Casertano e che ci sia finito davvero poche ore dopo la rapina, di fatto rendendo inutili i tentativi di recuperarlo da parte della polizia. Si parla del giorno successivo, se non della notte stessa.

Comunque i luoghi, i dettagli e la grande capacità operativa messa in luce anche in questa seconda fase, in ogni caso, mettono in evidenza che nell’assalto di Turate e nel “riciclaggio” dei dieci milioni in lingotti d’oro, con tutta probabilità la camorra ci ha messo ben più di un semplice zampino.

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