Nessun maltrattamento
l'asino era morto d'infarto

PROSERPIO Una carcassa legata a una corda; una morte sospetta con il dubbio delle percosse. Alla fine l’autopsia, per scoprire che si è trattato semplicemente d’infarto. Non c’è voluta la scientifica, ma quasi, per svelare il giallo dell’asino morto nell’azienda agricola «Ma. Da.» di Proserpio.
La titolare, Marina Danelli, per l’episodio ha rischiato la revoca della licenza e una pena da quattro mesi a oltre un anno di reclusione, con la possibilità di incorrere in una sanzione da quattromila a ventiduemila euro.
Il primo gennaio scorso la polizia municipale trovò legato - e morto - un povero asino, all’interno dell’azienda agricola. Partì una denuncia in cui si parlava di maltrattamenti all’animale, ora puniti con molta durezza.
«Siamo usciti la mattina verso le sei con gli animali, io e mio marito, dalla stalla - racconta Marina Danelli, titolare dell’azienda -. Li abbiamo portati in un prato, preparando anche, come al solito, il secchio con l’acqua. Verso le otto arriva la polizia municipale che ci segnala la morte dell’asino, e ci recapita una denuncia per maltrattamento di animali. Noi siamo esterrefatti, però abbiamo fortunatamente la lucidità di impedire che la povera bestia venga sotterrata o bruciata».
Un’accortezza che salva l’azienda dalla chiusura. Infatti se la denuncia non fosse stata confutata, grazie ad un’autopsia, scattava la revoca della licenza: «Noi abbiamo chiesto espressamente che venisse svolta un’autopsia sull’asino per valutare le vere cause del decesso, ben sapendo che non l’abbiamo mai picchiato – riprende Danelli -. Il risultato ha salvato il nostro lavoro».
Secondo gli esami chiesti dalla Procura di Como l’animale sarebbe morto per cause naturali: «A ucciderlo probabilmente sono stati i fuochi d’artificio sparati per il capodanno. A me resta la curiosità di sapere chi ci ha denunciato».
Giovanni Cristiani