Non ci sono i braccialetti elettronici
E i Pennestrì devono restare in cella

Sarebbero dovuti uscire una settimana fa, non si trovano i dispositivi. Forse domani potrebbe arrivare il primo per l’ex patron Comense. Il figlio dovrà aspettare

Non ci sono abbastanza braccialetti elettronici. E così il sospirato ritorno a casa (agli arresti domiciliari) dei Pennestrì slitta a data da destinarsi. Quando, lunedì scorso, il giudice delle indagini preliminari ha accolto l’istanza per alleviare la custodia cautelare per Antonio Pennestrì e per il figlio Stefano Pennestrì (il primo commercialista di fatto, ancorché non più iscritto all’ordine, il secondo titolare dello studio professionale di via Auguadri teatro di un giro di mazzette per gli uomini del fisco), i due avevano festeggiato la notizia. Ma a una settimana esatta dal provvedimento, le porte del carcere, per loro, non si sono ancora aperte.

Com’è noto i due Pennestrì sono finiti in carcere nel giugno scorso, quando i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Como li hanno arrestati con l’accusa di corruzione, nell’ambito di un’inchiesta clamorosa su un giro di tangenti pagate all’ex direttore di Como dell’Agenzia delle entrate Roberto Leoni, tuttora in carcere, e al capo del team legale dell’Agenzia stessa Stefano La Verde, ai domiciliari dai primi di agosto pure lui con il braccialetto elettronico.

Il sistema elettronico del controllo dei detenuti a casa, in Italia, da tempo è sotto accusa. Il 31 dicembre scorso è terminato il contratto con Telecom, che garantiva, dal primo gennaio del 2012, la fornitura di fino a 2.000 braccialetti contemporaneamente attivi in tutta Italia. Un numero decisamente esiguo, se si pensa che i detenuti in custodia cautelare, ovvero in cella in attesa di giudizio, erano a fine 2018 quasi ventimila.

Secondo alcune indiscrezioni domani l’ex patron della Comense, Antonio Pennestrì - che da settimane è stato trasferito nell’infermeria del San Vittore, a causa di problemi di salute legate all’età - dovrebbe riuscire a ottenere un apparecchio, che Fastweb dovrebbe attivare a casa sua a Como. Per il figlio Stefano, invece, l’attesa non è terminatai.

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