«Palazzetto, settembre decisivo». Ma il termine è scaduto e nessuno parla

Che fine ha fatto il progetto per il nuovo palasport di Cantù?

L’impressione generale

è che l’opera, al momento, non sia in cima ai pensieri del basket cittadino

E’ vero: una scadenza precisa, come ha affermato Luca Orthmann, amministratore delegato della Pallacanestro Cantù, non c’è. Ma intanto settembre, il mese che avrebbe dovuto sciogliere il riserbo sull’eventuale apertura del terzo cantiere per un palazzetto dello sport in città, è passato. E’ vero anche che gli impegni di inizio stagione potrebbero aver concentrato l’attenzione della società sportiva su altro. Ma, intanto, l’impressione generale, confermata anche da quanto si mormora tra i bene informati, è che l’opera, al momento, non sia propriamente in cima ai pensieri del basket cittadino. Quindi: tutto tace.

Aiuta anche una certa concretezza nel guardare i bilanci. Perché, da soli, aveva detto più volte Orthmann, il palazzetto non si può fare. E, se non arriverà nessun partner, la disponibilità resterà soltanto teorica. Anche se, è sembrato di intuire nelle scorse settimane, almeno un interessamento, da parte di un attore esterno alla Pallacanestro Cantù, ci sarebbe pure stato. Possibile che siano in corso tutte le valutazioni del caso. Possibile che si decida di attendere altro tempo. Intanto, il dato indiscutibile è che, per ora, all’orizzonte, il palazzetto non c’è.

Prima di imbarcarsi in un’opera di certo non da quattro soldi, la Pallacanestro Cantù aveva affermato che si sarebbero controllati bene i conteggi. Per evitare che succedesse di nuovo quanto accaduto prima con il Palababele, costruito con fondi pubblici e poi demolito, e poi il Palaturra, frutto inconcluso del project financing avviato dalla precedente amministrazione con il gruppo bresciano. Si deciderà in Tribunale, dove i creditori della Turra sono direttamente interessati dalle procedure giudiziarie, i tempi necessari perché il Comune possa riprendersi a pieno titolo la sfortunata area di corso Europa.

L’idea progettuale che la Pallacanestro Cantù potrebbe percorrere è nota ai tifosi. In via Giovanni XXIII, dove il Comune ha concesso alla società la possibilità di usare come terreno di cantiere il campo da calcio in sabbia del centro sportivo comunale - che sarà realizzato altrove - si potrebbe creare una struttura tra i 5mila e i 5mila e 500 posti. Agli investitori esterni viene garantito un ritorno immobiliare in affitti e attività commerciali. Previsti, su un piano teorico, anche spazi dedicati al food e non. Il Pianella, comunque, già dichiarato, sarà la casa della Pallacanestro Cantù per altri due o tre anni. In aggiunta al parquet nuovo, potrebbero arrivare anche altri interventi per ridurre i costi del riscaldamento. O un’illuminazione magari al led. E ancora altro.

Sull’idea di un terzo cantiere per il palazzetto, ad ogni modo, c’era chi si era detto perplesso. Tutto sommato, il Pianella, garage del tifo, rappresenta anche un pezzo di cuore del tifo del basket. Intanto, il futuribile palazzetto di Cantù, a prescindere dal fatto che sia un bene o un male, assomiglia al tal Godot del noto spettacolo teatrale: se ne parla tanto ma non arriva mai.

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