Palombella rotta
Costretti a nuotare
alle luci dell’alba

Il reportage. Abbiamo seguito un allenamento della Como Nuoto alle 6 del mattino in piscina, all’aperto. Corsie intasate, atleti al freddo (9 gradi all’esterno). La chiusura di Muggiò mette a rischio tutta l’attività

È buio pesto, altro che alba. Le luci del bar della Como Nuoto sono accese. I ragazzi si infilano negli spogliatoi alla spicciolata, e poco dopo ricompaiono sulla scena in costume da bagno. La scena stride: c’è la frenesia allegra della beata gioventù, ma anche pelle d’oca e mani che si fregano freneticamente per cercare di scaldarsi. Ci sono più o meno 9 gradi.

Benvenuti alla Como Nuoto del terzo millennio. Quello della piscina di Muggiò chiusa per burocrazia, e della storica sede di Viale Geno appesa a un filo, nel guazzabuglio di bandi, corsi e ricorsi. L’allenamento delle 6 del mattino non è una novità. È la prassi per questi giovani eroi della volontà. Si allenano presto, perché poi devono andare a scuola. Arrivano con il borsone sportivo e la cartella. Tutto normale (si fa per dire).

Che brividi fuori dall’acqua

La novità è che la chiusura di Muggiò restringe la disponibilità degli allenamenti. Meno ore disponibili, dentro tutti all’alba: giocatori della pallanuoto (il campionato parte a novembre), giocatrici delle Rane Rosa (la pallanuoto femminile), nuotatori. Le corsie sembrano tonnare, manca solo l’arpione da bordo vasca. Ci ha pensato il Comune a spingere lo spuntone nella schiena della società: il bando a tempo, la novità uscita da Palazzo Cernezzi, fa sgranare gli occhi a dirigenti e allenatori che sfogliano il giornale. «Avessero prorogato la gestione della struttura di Viale Geno sino al pronunciarsi del Consiglio di Stato, avremmo potuto pensare a palliativi - dice il presidente Mario Bulgheroni, arrivato con le brioches per i suoi atleti -. Avremmo potuto coprire la piscina con una struttura in plexiglass e dare ospitalità anche alle altre società: Ice Club e Pallanuoto Como sono nella stessa condizione. Avrei ospitato anche i loro atleti. Ma dello sport, nel senso più sano del termine, qui non frega niente a nessuno. Quando vedo i miei ragazzi nuotare alle 6 io mi commuovo».

I più giovani arrivano con i genitori, che si siedono in tribuna. Portano borse della spesa piene di té caldo, dolci, torte, succhi: sembra di stare in un campo base. Il freddo punge: «Questa è la prima mattina veramente fredda - dice Bulgheroni -. Non fredda come ci aspettiamo che succeda fra un mese, certo. Ma già 9 gradi sono una temperatura delicata. L’acqua è a 25 gradi, e scaldarla è una spesa mica da ridere. Però se andiamo avanti così, il rischio di costipazioni e malanni cresce. È evidente che non potremo tirare avanti molto. O troviamo una soluzione, o qui si chiude».

Lo sfondo buio del lago comincia a illuminarsi di argento, le gocce d’acqua illuminate dai riflettori formano una danza allegra e festosa fuori luogo visto il contesto. Basta dare un’occhiata alle facce dei tecnici, Verika Scorza per il settore nuoto, Pedrag Zimonjic della pallanuoto maschile e Stefano Pozzi della pallanuoto femminile. Guardano i ragazzi con aria triste. I ragazzi che escono dall’acqua e si fregano le braccia rabbrividendo. Solo l’entusiamo giovanile li spinge a sopportare tutto, come se nulla fosse.

Tra le corsie intasate

Le corsie sono talmente intasate che ci sono atleti che si tamponano, che si sfiorano a testate, a bracciate. Resta difficile immaginare che un allenamento così possa essere performante: «Ma - dice Verika Scorza - il nuoto è uno sport dove devi allenarti sempre, non ti puoi fermare mai». Ci sono due talenti pronti per gli assoluti come Pavan e Conti che cercano la condizione in corsie affollate come l’autostrada ad agosto. Intanto si cerca freneticamente la piscina dove giocare: senza quella non ci si può nemmeno iscrivere al campionato. Ci sono trattative con Monza. La Como Nuoto, in attesa che la perizia di agibilità statica a Muggiò possa riaprire l’impianto (quando?), potrebbe giocare lì. «Però manca il cestello regolamentare al centro: dunque 60 euro di multa ogni partita. Mi sembra di sognare». E Bulgheroni addenta una brioche. Forse gli sarà andata di traverso...

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