Paralizzata a una gamba
per l’anestesia in sala parto

In Tribunale la disavventura di una madre trentenne resa invalida

Un’anestesia epidurale è probabilmente la causa della completa paralisi patita alla gamba sinistra da una giovane madre residente in città che, tre anni dopo avere messo al mondo un bambino (per fortuna sanissimo), ha citato l’ospedale Valduce ritenendolo responsabile del suo stato attuale di invalidità, fissata al 35% da un punto di vista medico-legale, addirittura al 100% ai fini civili. Nazionalità nigeriana, oggi 32enne, la donna aveva lavorato come badante fino al giorno in cui, vicina all’ottavo mese di gravidanza, fu ricoverata per uno stato di ipertensione gestionale grave. I medici agirono tempestivamente decidendo, tre giorni più tardi, di anticipare il parto mediante anestesia spinale: «Per due volte - ricorda l’avvocato che la assiste, il legale comasco Donato Baruffini - per due volte i medici cercarono di introdurre l’ago nel canale rachideo poi, fallito anche il terzo tentativo e registrando una anomala fuoriuscita di sangue, decisero di intervenire in anestesia totale». Sarebbe andato tutto per il meglio, a partire dall’esito del parto - un bel bambino sano e vitale - se non fosse che, già dalla notte seguente, la donna iniziò ad accusare dolori intensi alla gamba sinistra. Non fu difficile, per i medici che l’avevano in cura, accertare un nesso di causalità con la compressione di un ematoma spinale provocato dai tre tentativi di anestesia epidurale, cosicché la mattina seguente - il 10 dicembre - la paziente fu trasferita al Sant’Anna per una visita neurologica. Gli esami confermarono i sospetti tanto che, 24 ore più tardi, fu deciso un intervento chirurgico per ridurre l’ematoma che determinava la "paraparesi" dell’arto.

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