Parte il nuovo catasto
Addio appartamenti di lusso

Partirà il primo luglio la rivoluzione del catasto. Durerà 5 anni fino al dicembre 2019. Scompariranno le case popolari, come quelle di lusso

La rivoluzione del catasto parte il primo luglio. Durerà 5 anni, fino al dicembre 2019, quando il valore di oltre 63 milioni di immobili sarà definitivamente ricalcolato. Scompariranno le case popolari, quelle economiche, così come quelle di lusso. Peseranno nella valutazione, oltre all’ubicazione, alla superficie e allo stato di conservazione, anche l’ascensore, il piano e l’affaccio. L’obiettivo finale è quello di rendere il sistema più moderno, più vicino ai valori di mercato e, nelle intenzioni del governo, “più equo”.

La prima novità è la riclassificazione degli immobili, in direzione di una semplificazione determinata dalla “destinazione d’uso”. Le categorie A-B-C-D-E-F scompaiono per lasciare posto a due gruppi: immobili “ordinari” (gruppo O) e immobili speciali (gruppo S). La nuova classificazione segna di fatto l’addio alle case popolari e agli immobili di lusso. Tutte le abitazioni residenziali saranno infatti inserite in un’unica categoria. Scompariranno le lettere A/1, A/2, A/3, A/9 e così via, diventate stranote al momento della definizione della nuova Tasi e delle esenzioni (e non esenzioni) Imu, e tutti gli immobili considerati appartamenti saranno inseriti nella nuova “O/1”.

Al momento, secondo la relazione che accompagna la bozza del decreto, è previsto che sia un provvedimento del Mef a disciplinare “i criteri di individuazione delle abitazioni di lusso”, sia degli immobili signorili, che delle ville, dei castelli e degli immobili di valore storico-artistico. La qualificazione avverrà anche tramite nuovi ambiti territoriali. Le micro zone catastali definite dai Comuni lasceranno il posto agli OMI dell’Agenzia delle Entrate, ovvero alle zone dell’Osservatorio del mercato immobiliare. Il punto rimane però fino all’ultimo controverso, anche perché ad oggi è ancora in corso la revisione delle zone OMI. L’idea sarebbe quella di prevedere delle aggregazioni di più zone, appartenenti anche a Comuni diversi.

Altrettanto irrisolto rimane il nodo dell’invarianza di gettito, imposta dalla legge delega. Ad essere definita è “la sostanziale invarianza di gettito complessivo delle imposte erariali e locali (Imu, Tasi, e gli altri balzelli)”. Manca tuttavia la specifica se la stabilità debba essere garantita a livello locale o nazionale. Per quanto riguarda la tempistica, l’Agenzia delle Entrate prevede che il campionamento degli immobili parta entro il primo luglio 2015. Entro metà 2018 dovranno essere messe a punto le funzioni statistiche con l’obiettivo di aver determinato la nuova base imponibile a dicembre 2019

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